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Cronaca

Terrorismo, anarchici in silenzio davanti al gip. Attesa per la decisione sulle misure

Interrogatorio di garanzia per Cospito e Fabiani accusati di aver istigato all'eversione

Alfredo Cospito in collegamento, Michele Fabiani in aula. I primi due indagati per la nuova inchiesta della Procura di Perugia, insieme a quella di Milano, sulla presunta attività eversiva di un gruppo di anarco-insurrezionalisti, sono stati interrogati, oggi 15 novembre, dal gip Valerio d'Andria, che venerdì ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare nei loro confronti. 

Entrambi hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere alle domande del giudice in relazione alle indagini del Ros dei carabinieri che individua i due, insieme ad altri quattro, come fulcro di un gruppo attivo nella galassia dell'eversione. Per il giudice si tratta di episodi singoli, non di un'attività strutturata, ma ne rileva la potenziale pericolosità, tanto da ordinare la misura restrittiva del carcere per Cospito, già detenuto dopo la condanna per il ferimento a Genova dell'ad di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, e i domiciliari per Fabiani. Obbligo di presentazione all'autorità giudiziaria e obbligo di dimora per gli altri 4 raggiunti dal provvedimento. 

Fulcro dell'attività per gli inquirenti è il Circolaccio anarchico e principale strumento, non il solo, sarebbe stata la pubblicazione "aperiodica" Vetriolo. Pur non essendo stati attribuiti episodi specifici agli indagati, oltre ad alcune scritte spray, per gli inquirenti esisteva il rischio concreto che quanto teorizzato e diffuso potesse essere messo in pratica anche da soggetti non per forza collegati al gruppo sotto ai riflettori, ma magari reclutato nel malcontento no vax alle cui manifestazioni alcuni dei coinvolti nell'inchiesa hanno partecipato. Per gli investigatori, l'intento sarebbe stato quello di reclutare nuove forze. 

"Alla luce della contestazione al nostro assistito - spiega l'avvocato Carmelo Parente che con il collega Leonardo Pompili assiste Fabiani - riteniamo che si tratti di reati di opinioni per i quali è sproporzionata la misura di custodia cautelare ai domiciliari. La modifica di legge è del 2018, l'inizio dell'inchiesta è precedente, 2017. Se il pericolo imminente fosse stato concreto, questo provvedimento sarebbe dovuto arrivare prima. Per questo ne abbiamo chiesto la revoca o la modifica". Il giudice si è riservato di decidere, mentre domani sarà la volta degli altri 4 indagati. 

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