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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

INVIATO CITTADINO Alla scoperta della parte alta del Borgo d’Oro, scrigno di storia, arte e religiosità: i suoi capolavori

Parte alta del Borgo d’Oro, scrigno di storia, arte e religiosità. In pochi metri si dipanano, e si riassumono, secoli di storia. Monastero della Beata Colomba da Rieti, della cui santità testimonia anche la Cronaca perugina attribuita allo storico Francesco Maturanzio. Qui vivono monache di clausura domenicane del II Ordine. Fino a qualche anno fa, i perugini (orefici e privati) ci portavano le collane da reinfilare o lenzuola da ricamare. Un lavoro paziente e certosino, svolto a prezzi più che modici. Se si osserva la zona circostante l’ingresso, è dato intercettare elementi di sicuro interesse. Innanzi tutto l’iscrizione latina (civico 191) soprastante l’ingresso su pietra rosa di Assisi, incorniciata in travertino. E sovrastata dall’inconfondibile colomba fittile che regge nel becco il ramoscello d’olivo.

In alto a destra una lapide ricorda: “Qui è tradizione che San Francesco d’Assisi e San Domenico di Guzman, condottieri del cristianesimo nell’evo di mezzo, s’incontrarono l’anno MCCXX (1220 ndr)”. Con la precisazione che l’affermazione è contenuta nella “Storia di Perugia” di Pompeo Pellini. Non manca la citazione della terzina dantesca (Paradiso XI) riferita ai due santi: “L’un fu tutto serafico in ardore / l’altro per sapienza in terra fue / di cherubica luce uno splendore”. Basta tornare qualche passo indietro per vedere due artistici manufatti, separati da secoli eppure vicini.

Perugia, i tesori della parte alta del Borgo d'Oro

Il primo è una cassetta per le elemosine, in travertino, a casetta, con la scritta dialettale “Cassetta pla elemosina” in cui l’espressione perugina di crasi PLA sta al posto dell’italiano “per la”. La parte centrale della porticina è forata verso il basso per consentire l’inserimento della moneta. Avemmo modo di parlarne in riferimento alla particolarità linguistica con coloritura dialettale. A fare da pendant, poco sopra, un’opera dello scultore perugino Artemio Giovagnoni [di cui ricorre il centenario dalla nascita... chi se ne ricorda?]. Il famoso scultore-commediografo ebbe a realizzarla in occasione del V centenario dalla nascita della Beata Colomba. Come recita inconfutabilmente la scritta che percorre all’intorno l’effige della santa reatino-perugina. 

Spigolature perugine: quando il dialetto è inciso sulla pietra

Le date sono rispettivamente quella di nascita e quella della ricorrenza (1957), che corrisponde all’apposizione dell’artistico manufatto bronzeo. Dunque, tanti elementi in grado di coniugare storia, arte, religiosità popolare, identità perugina. Qualcosa che suggeriamo di scoprire a chi intende conoscere da vicino la storia cittadina. Da ricordare che esiste la dinamica Associazione in nome della Santa [Associazione Beata Colomba], attiva da un trentennio e presieduta da Amilcare Conti, con sede all’oratorio di San Giovannino di corso Bersaglieri. Nota personale. Ho ricevuto in dono l’interessante volume di NICCOLÒ ALESSI, Columbeidos sive vita b. Columbae virginis Reatinae ordinis de Poenitentia S. Dominici, a cura di Andrea Maiarelli, Spoleto 2017. 

Si tratta di un vero poema “epico” per Colomba frutto della “traslazione”, in oltre 6000 esametri latini, della Legenda di Sebastiano Angeli, esemplato sul modello dell’Eneide virgiliana. L’autore, Niccolò Alessi, anch’egli domenicano perugino, era fratello del più celebre architetto Galeazzo; teologo, predicatore, inquisitore, letterato, intraprese tale opera in pieno Cinquecento. Conservata nella Biblioteca Vaticana (Vat. lat. 11808), rimase inedita e per lungo tempo sconosciuta, fino a che l’Associazione si è fatta carico di promuoverne l’edizione critica, apparsa nel 2017. Un capolavoro intriso di cultura e denso di sapere filologico-editoriale.

Nota personale. Ho ricevuto in dono l’interessante volume di NICCOLÒ ALESSI, Columbeidos sive vita b. Columbae virginis Reatinae ordinis de Poenitentia S. Dominici, a cura di Andrea Maiarelli, Spoleto 2017. Si tratta di un vero poema “epico” per Colomba frutto della “traslazione”, in oltre 6000 esametri latini, della Legenda di Sebastiano Angeli, esemplato sul modello dell’Eneide virgiliana. L’autore, Niccolò Alessi, anch’egli domenicano perugino, era fratello del più celebre architetto Galeazzo; teologo, predicatore, inquisitore, letterato, intraprese tale opera in pieno Cinquecento. Conservata nella Biblioteca Vaticana (Vat. lat. 11808), rimase inedita e per lungo tempo sconosciuta, fino a che l’Associazione si è fatta carico di promuoverne l’edizione critica, apparsa nel 2017. Un capolavoro intriso di cultura e denso di sapere filologico-editoriale.

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