Sorpreso con una telecamera all'esame per la patente, denunciato
Per gli investigatori della Stradale dietro il tentativo di frode ci sarebbe un gruppo strutturato
All’esame per la patente con una microtelecamera nascosta nella felpa. Qualcuno fuori dalla Motorizzazione civile che leggeva le domande e suggeriva la risposta esatta. Un piano quasi perfetto se non fosse che il candidato si è fatto scoprire dalla polizia. All’ingresso degli uffici provinciali, il suo passaggio aveva fatto entrare in funzione il metal detector. E poi, durane la prova, gli esaminatori avevano percepito un fruscio sospetto, come di una comunicazione via radio.
Alle prove scritte si sono presentati anche gli agenti della squadra di polizia giudiziaria della polizia stradale di Perugia che al termine della prova d'esame, hanno controllato il sospettato, un 27enne bengalese. Dal controllo è spuntata fuori la microtelecamera con sistema di altoparlante, antenna e batteria di alimentazione, nascosta nella felpa. Il dispositivo, è stato accertato, consentiva all’uomo di comunicare con un complice all'esterno della struttura che gli forniva le risposte esatte ai quiz.
Gli agenti hanno anche individuato un'autovettura, parcheggiata all'esterno della Motorizzazione, con una donna a bordo che ha tentato di allontanarsi prima del loro arrivo.
La donna, cittadina ecuadoriana, è stata fermata ed è risultata essere l’intermediario tra il candidato ed altre persone che avevano fornito sia la felpa con la strumentazione, sia l’intervento di un’altra persona per la comunicazione delle risposte esatte.
Entrambi sono stati denunciati, in concorso tra loro, per tentata induzione in errore di pubblico ufficiale, ovvero l’esaminatore dell'Ufficio Motorizzazione Civile, e frode in esame per il conseguimento della patente di guida.
Sono tutt'ora in corso le indagini per risalire a tutti coloro che hanno architettato e posto in essere il tentativo di truffa.
La tipologia di apparecchiature hi-tech utilizzate e l’abilità nel camuffarle all'interno di una felpa, suggeriscono agli investigatori l’ipotesi che dietro la frode, possa celarsi un gruppo ben strutturato per far conseguire a cittadini stranieri “patenti facili” dietro il pagamento di somme di denaro.