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Cronaca

Perugia, aggredisce i Carabinieri durante un controllo: condannato

L'imputato si era difeso: "Non volevano che scendessi dall'auto, ho reagito ad un atto arbitrario dei militari"

La Procura lo aveva portato in tribunale con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale. Il giudice di primo grado lo aveva assolto, ritenendo la sua una reazione ad un atto di prevaricazione dei Carabinieri. La Corte d’appello lo aveva condannato a 10 mesi di reclusione.

Così l’imputato, difeso dall’avvocato Donatella Panzarola, ha fatto ricorso per Cassazione sostenendo che non c’era mai stata resistenza a pubblico ufficiale, ma solo la reazione “ad un atto arbitrario dei carabinieri nel corso della perquisizione alla quale era stato sottoposto”.

I giudici di Cassazione, però, hanno respinto il ricorso “perché le argomentazioni svolte non superano la soglia del ragionevole dubbio e perché viziate da carenze argomentative sulla responsabilità dell'imputato avendo omesso l'esame di aspetti decisivi, comprovati dalle foto prodotte, a sostegno della linea difensiva dell'imputato”.

La Corte di merito “ha valorizzato la ricostruzione dei fatti risultanti dalle dichiarazioni dei verbalizzanti ed ha rimarcato” che l’imputato “sosteneva di avere reagito ad un atto arbitrario dei Carabinieri”, ma che “la legittimità del controllo e della perquisizione dell'autovettura al quale l'imputato, in ora notturna, era stato sottoposto dal momento che, alla prime verifiche, era risultato un soggetto con precedenti in materia di stupefacenti e destinatario di un provvedimento di espulsione” era corretta.

Per la Cassazione “la violenta opposizione dell'imputato era intervenuta mentre era ancora in corso l'operazione di polizia, essendo in atto la redazione dei verbali, ed ha escluso che la presenza di un ematoma sul viso dell'imputato - che risultava dalle foto prodotte - fosse riconducibile, piuttosto che alla colluttazione che era seguita alla resistenza opposta, durante la quale anche uno dei carabinieri aveva riportato lesioni, ad un'iniziativa dei verbalizzanti che avrebbero percosso l'imputato sol perché sceso dall'auto durante le operazioni di verbalizzazione cagionandone, così la reazione”. Ipotesi che i giudici hanno respinto sulla base degli atti, confermando la condanna.

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