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Cronaca

Scatti d'anzianità e promozioni, ma niente soldi in busta paga e pensioni: la Corte dei conti conferma il blocco retributivo

Respinti i ricorsi di poliziotti, carabinieri e appartenenti alle forze armate che chiedevano l'adeguamento del trattamento pensionistico con il recupero degli scatti di 4 anni

Scatti di carriera solo sulla carta, perché gli avanzamenti professionali di poliziotti, carabinieri e appartenenti alle forze armate non hanno avuto il corrispettivo nel trattamento pensionistico.

Sono diversi i ricorsi alla Corte dei conti nella sua veste di competente per le vertenze pensionistiche, con i quali si chiede il “riconoscimento al diritto all’attribuzione degli incrementi correlati alle progressioni in carriera conseguite nel periodo dall’1.01.2011 al 31.12.2014 e con il riconoscimento del diritto all’attribuzione degli emolumenti pensionabili derivanti dalla progressione di carriera avvenuta durante il blocco retributivo”.

Nei ricorsi si lamenta il fatto che il “trattamento di quiescenza sia stato determinato sulla base della retribuzione ‘congelata’ all’ultima classe o scatto maturati anteriormente al 1° gennaio 2011 senza tenere conto degli incrementi retributivi, non percepiti in servizio per via del ‘blocco’, ma spettanti a fini di pensione, in relazione anche al periodo di servizio 2011-2015”.

Una richiesta che la Corte dei conti, però, ha rigettato costantemente in quanto la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibili le questioni di costituzionalità sul tema e “nel corso del giudizio la giurisprudenza si è consolidata nel non riconoscere le domande” presentate in tal senso.

La giurisprudenza “ha ritenuto legittimo il meccanismo di blocco degli automatismi retributivi e degli incrementi stipendiali in ragione delle progressioni di carriera nel lavoro pubblico contrattualizzato e non in quanto rispondente a soddisfare un’esigenza di contenimento della spesa complessiva per tale personale, in modo da assicurare l’equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico”.

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