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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Città di Castello

Caos norme sul prelievo dai giochi leciti: cinque anni sotto processo, ma non era reato

Gestore di slot machine accusato e condannato per peculato per non aver versato direttamente la parte spettante allo Stato: assolto in appello

Non versa la parte dei soldi spettanti allo Stato dalla gestione delle macchinette da sala e finisce sotto processo. Condannato in primo grado, in appello viene assolto.

Il legale rappresentate di una ditta dell’Alto Tevere, difeso dagli avvocati Marco Gambuli e Giovanni Giuntini, è finito sotto processo con l’accusa di peculato perché “in qualità di gestore e incaricato di pubblico servizio del gioco … avendo la disponibilità di denaro pubblico per ragioni di servizio, rappresentate dalla gestione di apparecchi da divertimento e intrattenimento, se ne appropriava senza riversare al concessionario, a sua volta obbligato al versamento diretto all’erario”.

La Procura di Perugia contestava all’imputato l’omesso versamento di 32.774,77 euro e, al termine del giudizio abbreviato davanti al giudice per l’udienza preliminare, veniva condannato a 1 anno, 9 mesi e 10 giorni di reclusione, con sospensione condizionale della pena, interdizione dai pubblici uffici per 1 anno e pagamento delle spese processuali, con confisca di beni fino alla copertura del debito (tutti i conti correnti e un’autovettura).

In appello, però, la sentenza è stata ribaltata, con accusa e difesa che hanno sposato la stessa linea. I giudici hanno così riconosciuto che il fatto non costituisce reato, in quanto vi era l’assenza del dolo nel comportamento dell’imputato o, quanto meno, la sussistenza di un errore scusabile del gestore rispetto alla norma che prevedeva l'obbligo di versamento.

“La Corte ha recepito la tesi della difesa che, tra i vari argomenti sollevati, aveva affermato come quello in questione rappresentasse un caso emblematico di totale inconoscibilità della legge applicabile: non della legge penale (il reato di peculato), ma della legge tributaria che con la finanziaria 2015 aveva introdotto il prelievo straordinario a carico degli operatori della filiera del gioco - spiega l’avvocato Gambuli - Infatti, la legge in questione aveva subito vicende complessissime: subito dopo la sua entrata in vigore era stata sottoposta al vaglio della Consulta per sospetta incostituzionalità; era poi stata modificata dal Legislatore l'anno successivo con norma retroattiva di interpretazione autentica; infine era stata impugnata innanzi alla Corte di Giustizia Europea, che aveva ravvisato profili di seria criticità. In questo caos è rimasto schiacciato il gestore, stretto tra le pressanti richieste di pagamento del concessionario ed una norma che non si capiva se doveva essere applicata ed in che modo – conclude l’avvocato Gambuli - Dopo cinque durissimi anni di procedimento penale, l'imputato, che nel frattempo era stato posto nella sostanziale impossibilità di lavorare per i sequestri che avevano colpito il suo patrimonio, vede finalmente riconosciute le sue ragioni”.

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