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Cronaca

"Medjugorie? No, Percorelli ha passato l'estate a Valona fingendosi scrittore". Le rivelazioni di una tv albanese

Il 45enne non sarebbe mai stato in una comunità religiosa, ma avrebbe condotto tranquillamente la sua vita sulla costa, frequentando locali e amici

Un aspetto diverso, ma lo stesso sorriso: così Pecorelli viveva a Valona". A raccontare l'altra verità sulla vicenda dell'imprenditore umbro che aveva inscenato la propria morte ieri è stato il canale televisivo albanese Top Channel. Secondo la tv albanese, il 45enne non sarebbe mai stato in una comunità a Medjugorie, ma avrebbe condotto tranquillamente la sua vita sulla costa di Valona, almeno - come riporta la Nazione di Arezzo - fino al 12 di settembre. In quella data pare abbia lasciato il Paese delle Aquile per tornare in Italia.

Ma cosa faceva a Valona? Secondo Top Channel aveva "amici ad accoglierlo, con il brandy, il cibo, lunghe conversazioni sul calcio". Insomma nulla a che vedere con la vita ritirata di una "comunità di preti", come invece ha raccontato lui alla Procura di Perugia. 

Avrebbe avuto anche una seconda identità: si faceva chiamare Cristiano e aveva raccontato agli amici di Valona di essere uno scrittore e di lavorare ad una riscrittura in chiave moderna del Conte di Montecristo. Il rientro in Italia risalirebbe circa a metà settembre. A bordo di un pullman avrebbe varcato i confini per poi dirigersi verso l'isola del Giglio dove, in una struttura ricettivam avrebbe mostrato dei documenti con una terza identità: quella di Giovanni Mundo, geologo. A questo punto avrebbe fatto rotta con il gommone preso a noleggio verso Montecristo. Nella sua disponibilità aveva oggetti per scavare e pare anche una cartina che indicava alcuni punti sull'isola in cui il novello Edmond Dantes avrebbe cercato un tesoro. 

Una versione diversa dunque da quella raccontata dallo stesso 45enne ai pm della procura di Perugia, con i quali per tre ore, lunedì scorso, ha avuto un lungo colloquio.  Per gli inquirenti italiani, la scomparsa e il ritorno non configura reati, mentre - per ammissione dello stesso Pecorelli - in Albania alcuni reati ci sono stati: per inscenare la propria morte l'ex arbitro ha infatti incendiato un'auto e si sarebbe procurato dei resti da lasciare all'interno della vettura. Una storia incredibile, dunque, la cui fine sembra ancora tutta da scrivere. 

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