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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Passignano sul Trasimeno

Gabbie anti gazza ladra per proteggere uova e pulcini nel cortile: tolte licenza, armi e munizioni a cacciatore

Il Tribunale amministrativo regionale dell'Umbria ha ritenuto eccessivo il provvedimento di revoca dei permessi

Monte delle gabbie per catturare le gazze che “si cibano di uova e piccoli nati dai suoi animali da cortile” e finisce denunciato e con la revoca della licenza per detenere armi.

L’uomo, difeso dall'avvocato Marzio Vaccari, si è rivolto al Tribunale amministrativo regionale dell’Umbria per chiedere l’annullamento della decisione con la quale “veniva fatto divieto al ricorrente di detenere le armi e le munizioni in suo possesso e ingiungendo al medesimo di cedere le stesse a persone non convivente entro il termine di 150 giorni” e della revoca della licenza di porto di fucile per uso venatorio.

La vicenda nasce dopo un controllo dei Carabinieri forestali della Stazione di Passignano sul Trasimeno dei Carabinieri Forestali con la contestazione “dell’esercizio di caccia in periodo di chiusura generale e con mezzi non consentiti”.

I militari avevano trovato “all'interno di un terreno recintato la presenza di una gabbia/trappola con all'interno una gazza ladra e nelle immediate vicinanze due carcasse della stessa razza”. Dagli accertamenti era emerso che il proprietario del terreno “aveva abusivamente utilizzato le citate trappole per la cattura degli uccelli”.

A cascata arrivavano tutti i provvedimenti di Questura, Prefettura e Provincia di Perugia su revoca licenza, sanzioni, denuncia, divieto di detenere armi in quanto il soggetto non offriva “le dovute garanzie di sicura affidabilità, sulla base di un giudizio prognostico, anche per il futuro, di non abusare” delle armi.

Nel ricorso si obiettava che “il terreno nel quale è stata rinvenuta la gabbia non è di proprietà” dell’uomo, ma di una società “e non vi sarebbe prova che la citata gabbia sia stata collocata dal ricorrente”.

Altro motivo di ricorso è la stessa gabbia, che “vuota e senza richiami, non proverebbe un atteggiamento venatorio e non si comprenderebbe come l’esistenza della stessa possa essere collegata all’uso/abuso delle armi”.

Insiste il Ministero, costituendosi in giudizio, e ricordando che lo stesso ricorrente, come emerge dagli atti, avrebbe affermato “che la trappola era stata da lui posizionata ad insaputa degli altri soci del terreno; che lo stesso non sapeva che mettere gabbie ci volessero particolari permessi; che egli aveva posto la gabbia al fine di evitare che le gazze ladre prendessero le uova degli animali da cortile. Per altro la gabbia non era affatto vuota, ma vi era stata catturata una gazza, che è stata poi rilasciata dai militi, e che era vicino alla carcassa di un altro identico esemplare”. Una condotta che violava tutte le norme, in “dispregio delle regole di condotta imposte a tutti consociati, per di più a tutela di un patrimonio pubblico indisponibile”, ricomprendente anche i dubbi sull’uso e la custodia delle armi.

I giudici amministrativi hanno ritenuto di dover accogliere il ricorso “con riferimento al giudizio di inaffidabilità nel buon uso delle armi a carico del ricorrente, soggetto incensurato e dalla condotta specchiata” e come un singolo fatto non posso pregiudicare il giudizio sul corretto uso delle armi e sulla custodia delle stesse.

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