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Cronaca Foligno

L'affare d'oro dei passaporti falsi per sbarcare in America: nessun ritorno in libertà per i tre indagati

Nessun ritorno in libertà per i tre indagati nell’ambito dell’inchiesta sul giro di passaporti falsi per entrare negli Stati Uniti. Il gip Lidia Brutti ha rigettato le istanze di revoca delle misure cautelari avanzate dalla difesa

Nessun ritorno in libertà per i tre indagati nell’ambito dell’inchiesta sul giro di passaporti falsi per entrare negli Stati Uniti. Il gip Lidia Brutti ha rigettato le istanze di revoca delle misure cautelari avanzate dalla difesa perché sussisterebbe il pericolo di inquinamento delle prove.

Restano dunque ai domiciliari il titolare di un'agenzia di viaggi nel folignate (difeso dagli avvocati Giovanni Maccabei e Giovanni Picuti)  e il suo socio (avvocati Stefano Bordoni e Alessandro Stefanetti) il terzo indagato (difeso dall'avvocato David Zaganelli) resta invece in carcere. Per loro l’accusa è di associazione finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Secondo le indagini avrebbero favorito l'ingresso negli Stati Uniti di decine di albanesi, falsificando i passaporti. Tutto questo dietro un corrispettivo di 20mila dollari a "documento".

Secondo quanto ricostruito dall’operazione, l'albanese sarebbe stato colui che forniva i passaporti (alcuni rubati, altri direttamente clonati in Albania) e con la complicità dei due gestori dell'agenzia, avrebbero permesso ai cittadini albanesi, desiderosi di poter ottenere un visto, il recupero di un passaporto falso per eludere la frontiera e raggiungere gli Stati Uniti. Questo, dietro un pagamento di 20mila dollari, dove l'ultima trance sarebbe stata saldata una volta arrivati in America. Qui, dopo aver ottenuto il visto tramite i passaporti falsi, continuavano la loro permanenza nel territorio da clandestini.

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