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Le “palle paoline” si potrebbero riunire e ritornare nella Sala Cannoniera della Rocca Paolina

La Sala Cannoniera ne riceverebbe ulteriore appeal, sempre che le palle paoline vengano adeguatamente tabellate e ne venga, ovviamente, narrato il percorso. Compreso l’atto di liberalità dei due cittadini innamorati di Perugia

Le “palle paoline” si potrebbero riunire e ritornare nella Sala Cannoniera della Rocca Paolina. Ce ne sono almeno tre: certe. La prima è nella disponibilità di Giuseppe Agozzino, storico presidente dell’Azienda di promozione turistica. Questo anziano signore ha fatto così tanto per la Vetusta che, nel 1995, l'allora sindaco di Perugia Gian Franco Maddoli gli consegnò i "sigilli d'argento della città", come riconoscimento alla persona.

Agozzino vuole bene a Perugia e tempo fa ci disse che intendeva restituire alla pubblica fruizione un bene che ha in custodia da parecchi decenni: una delle palle paoline in pietra, appartenenti al monumento papalino. Per l’esattezza, ce l’ha da quando il geometra Carlo Ciangottini – anima inquieta, amante appassionato della Perugia underground, Indiana Jones ante litteram – si diede a svuotare i sotterranei della Rocca Paolina, riportando alla luce spazi antichi, oggi attraversati e goduti da perugini e non.

Agozzino detiene, dunque, questa palla in pietra del 1500, reperita tra i detriti nella lunga e complessa fase di svuotamento, e intende donarla/restituirla al Comune: “Farebbe bella figura – sostiene – se ricondotta all’interno della sala Cannoniera, da dove è uscita”. “La gemella – ricorda Agozzino – è in mano ad Angelo Valentini”, anchor man televisivo, noto enologo, nutrizionista, erborista e intellettuale attivo in città. Anche Valentini, interpellato in materia, si dichiara disposto a consegnarla al comune di Perugia, purché ricollocata in degna esposizione, dentro la sala Cannoniera. Anche per compensare, in qualche modo, la mancanza dei due affusti di cannone, restituiti a Porto Empedocle, dopo le proteste del sindaco di quella città.

La Sala Cannoniera ne riceverebbe ulteriore appeal, sempre che le palle paoline vengano adeguatamente tabellate e ne venga, ovviamente, narrato il percorso. Compreso l’atto di liberalità dei due cittadini innamorati di Perugia. Questa l’unica condizione posta dai donatori. Anche se – sia detto incidentalmente – balza agli occhi un evidente anacronismo: le palle sono infatti del 1500 e i cannoni del 1800. Ma sono gli affusti di cannone ad essere asincroni rispetto alla storica rocca, non quelle palle in pietra che sono proprio “native” della Rocca del Sangallo e lì andrebbero riportate.

Ultimora: Una terza “palla paolina” (a sinistra in foto) è quella che s’intravvede nell’ambiente ai piedi della rampa della scala mobile che adduce al porticato della Provincia. E tre. È stata ritrovata durante i lavori di ricognizione dei materiali che giacevano accatastati in assoluto disordine. Ora la palla paolina sta, insieme ad altre pietre lavorate, in quel piccolo vano. Ed è visibile da chi si accinga a salire sulla rampa che adduce ai portici della prefettura. Oliviero Fusini, per conto del Comune di Perugia, è pronto a dare seguito all’importante recupero, consistente nel riportare “a casa” e nel ricollocare adeguatamente le storiche palle.

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