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Cronaca

"Quando ti manca l’aria non respiri ma sei cosciente, vedi la morte accanto al tuo letto. Poi però ti accorgi di non essere solo..."

La drammatica testimonianza di un medico di famiglia ricoverato in terapia intensiva a Perugia. Il suo infinito grazie agli operatori sanitari

Pubblichiamo la lettera di ringraziamento all'Ospedale di Perugia da parte di un medico di famiglia che ha lottato in terapia intensiva il coronavirus. Ha voluto raccontare la sua esperienza e il lavoro massancrante e umano degli angeli bianchi del nosocomio perugino.

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di Fausto Moschini -  un medico di famiglia 

"Sono arrivato in questo reparto di terapia intensiva di Pneumologia con gravissime difficoltà respiratorie unite ad una sensazione di grande paura e sconforto in cui la vita e la morte sono un’unica cosa. Paura di poter morire da un minuto all’altro perché quando ti manca l’aria non respiri ma sei cosciente e vedi la morte accanto al tuo letto. Sconforto, solo senza gli affetti più cari, senza la mia famiglia, senza forza per chiamare, senza un volto amico vicino a me.

Momenti terribili che restano indelebili; poi però vedi tanta gente intorno a te, persone che non conosci, che non hai mai visto, chiusi nei loro scafandri di protezione eppure lì per aiutarti per fare il loro lavoro, per alleviare le tue sofferenze, per farti respirare meglio, per accudirti. E poi, non di meno, per darti una parola di conforto, di speranza e di incoraggiamento a non mollare, ad aiutarti a credere nella possibilità di farcela. E così vedi i medici che ti sono accanto, che mettono tutto il loro sapere e le loro forze per vincere e sconfiggere questo maledetto virus. Vedi il Primario, Professor Baglioni, armeggiare sui tubi per riuscire a farti respirare meglio, e ad incoraggiarti, ad invitarti a non mollare. Ti dà una speranza.. E allora queste persone diventano la tua famiglia, i tuoi amici … non sono più volti sconosciuti ma persone che non vedi l’ora di rivedere, che aspetti ogni mattina, a cui ti aggrappi, a cui ti affidi. 

E come farebbero i tuoi familiari, non si concedono pause, lavorano oltre le proprie forze con turni massacranti che non consentono distrazioni o cedimenti; e nel tuo cuore nasce un sentimento di affetto, di riconoscenza, verso tutti loro, dal primo all’ultimo. E ad un tratto diventano parte della tua vita, diventano la tua famiglia. E poi ti affidi alla fede, al buon Dio affinchè dia una mano a te, ai medici e al personale tutto. Adesso sto meglio, respiro meglio e vedo finalmente la luce. Di sicuro in me resterà un sentimento di profonda gratitudine che voglio condividere con tutti quelli che stanno fuori da quella bolla, e che non hanno incontrato, e che mi auguro non incontrino mai, questo maledetto virus. Con lungimirante stima e affetto. 

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