Ospedale di Perugia: "Una vera eccellenza mondiale, ora per mio padre c'è speranza"
La lettera di una giornalista perugina ai medici del Santa Maria della Misericordia
Riceviamo e pubblichiamo la lettera della giornalista perugina Angela Rotini ai medici dell'ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia
***
“C'ero anche io quel giorno di marzo di due anni fa quando venne inaugurato il Creo, il centro di ricerca oncologica ematologico di Perugia. Ricordo bene l'emozione di chi quell'edificio, pieno di laboratori, macchinari e aspettative, lo avrebbe vissuto come una seconda casa. Un avvenimento importante per la storia di Perugia e dell'Umbria e ne detti conto per l'agenzia di stampa di cui sono la responsabile. Mi sentivo coinvolta perché un mio familiare, mio padre, stava lottando come tanti altri pazienti la sua battaglia e, in quelle migliaia di metri quadri alberga la speranza. Li ogni giorno ricercatori, tecnici e biologi, lavorano con passione nei laboratori per consentire alla ricerca di vincere la battaglia contro la malattia e al malato di guardare con più ottimismo al suo futuro. Da tempo transito davanti a quell'edificio , appunto il ‘Creo’, quando vado a far visita a mio padre, ricoverato più volte nella struttura di Ematologia del Santa Maria della Misericordia. Una ‘perla’ della nostra sanità regionale , fortemente voluta da uno scienziato coraggioso e appassionato come il professor Massimo Martelli e da Franco Chianelli, la cui tenacia e capacità di accoglienza delle famiglie dei piccoli pazienti tutti conosciamo. Gentile Direttore, ho deciso di scrivere questa lettera , anche se il percorso terapeutico di mio padre è ancora lungo , per rendere omaggio a quanti si prendono cura della nostra salute e ogni giorno alimentano la speranza di un ritorno a casa, di una guarigione, e le chiedo di dare massima diffusione alla mia testimonianza. Cosi dico grazie al professor Brunangelo Falini, ricercatore di fama internazionale , che ha fatto si che il Creo venga conosciuto come un centro di eccellenza mondiale, con un team in grado di tradurre le scoperte di laboratorio in terapie per i malati. Così come dico grazie a tutti gli operatori sanitari dell'ospedale, perché anche nei momenti di sconforto che accompagnano le fasi di lunghe degenze del paziente oncologico , io e la mia famiglia abbiamo sempre guardato con ammirazione quanti operano in quel palazzo dalla facciata rossa , perché proprio da lì parte la speranza che impiega poche decine di metri per arrivare al letto del malato.
Abbiamo anche toccato con mano come in questa struttura sia straordinaria la relazione umana , quelle tante azioni che permettono di mettere il malato al centro. Quando si vivono ore della giornata in una corsia di ospedale acquistano grande valore anche i piccoli particolari, gesti fatti con gli occhi, con espressioni di comprensione, di solidarietà. Tutto questo noi abbiamo e stiamo trovando nel perdonale medico e infermieristico.
Sono testimone di un esempio di una eccellenza di cui la città di Perugia e l'intera comunità regionale può farsi vanto, e questo desidero comunicare con sentimento di gratitudine. Infine tengo molto a dire grazie oltre che al professor Brunangelo Falini, ai dottori Stelvio Ballanti, Leonardo Flenghi, Elisabetta Bonifacio, e alla coordinatrice infermieristica Annalisa Billera. Un abbraccio di cuore a tutti a nome mio e della mia famiglia”.