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Cronaca

Ortodossi a Perugia senza chiesa dopo lo "sfratto": messe al Duomo... ma dopo?

Povere credenti ucraine: sfrattate dall’Oasi di S. Antonio dove, ormai da anni, seguivano le liturgie il sabato pomeriggio. Qualche segno d’insofferenza c’era già stato. Specie dopo l’arrivo di padre Vassilij, un prete giovane, dalla mente vulcanica, sempre pronto a intraprendere nuove iniziative: catechismo per piccoli e catechesi per i grandi, momenti di condivisione, aiuto compiti e mutuo soccorso, morale ed economico. Insieme a tanto altro. (PerugiaToday ha dato conto delle iniziative di assistenza a favore della disgraziata Victoria, con le gambe tranciate dal treno a Fontivegge).

Insomma: tanto tuonò che piovve. Il parroco dell’Oasi ha detto, senza mezze misure, al collega sacerdote ucraino, che era giunto il momento di portare via “le sue cose”. E, sebbene la scelta fosse da tempo nell’aria, il prete ortodosso e le parrocchiane, principalmente ucraine, ci sono rimaste male. Intanto, per un paio di sabati, le celebrazioni dei protestanti avverranno in duomo, come accaduto già ieri. 

La curia non ha preso sottogamba le richieste dei fratelli in Cristo e ha offerto addirittura la chiesa cattedrale: come soluzione emergenziale e transitoria, s’intende. Tanto più che a quelle ore del primissimo pomeriggio in San Lorenzo non ci sono necessità. Ma, quanto alla nuova casa, sono parecchie le altre ipotesi in giro.

Una – immediatamente scartata dai fedeli – soprattutto donne, dedite al badantato di anziani – proponeva la chiesa di Deruta. “Ma come? – dice una di loro – ci cacciano dalla città, dove bene o male facciamo capo tutte, per mandarci così lontano? Oltretutto, c’è un biglietto da pagare e le nostre condizioni, spesso, non consentono spese. Coi soldi da rimandare ai nostri familiari e i problemi a casa. E poi, molte di noi devono rientrare presto e, se ci mettiamo la distanza e il tempo che si perderebbe col pullman, rischiamo di non rispettare gli impegni di assistenza verso persone che ci tengono proprio per questo”.

La curia è consapevole del problema e il vescovo ausiliario Paolo Giulietti aveva pensato e proposto diverse soluzioni. Come idonea alla bisogna, si era parlato di Santa Maria della Valle, alla Cupa, ma anche di altro. Fino a sabato prossimo, dunque, messa con raduno alle 14:30 in cattedrale. Anche se ieri non è mancata qualche incomprensione, con le fedeli ad attendere fuori del sagrato per un’ora e mezza, poiché i coadiutori non hanno aperto fino alle 16. Dopo di che è stata celebrata la liturgia un po’ frettolosa, dato che in quest’occasione c’era un’appendice di suffragio, in memoria dei defunti i cui noi vengono declinati singolarmente.

Insomma: per ieri è andata e anche sabato prossimo si replicherà sempre in cattedrale. Ma poi dove andranno a pregare i nostri fratelli separati? C’è chi aveva pensato a una clamorosa protesta: celebrare all’aperto, nei giardini dell’Oasi, per mettere alla berlina lo sgarbo del parroco. Ma poi la prudenza ha consigliato più miti decisioni.
 

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