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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Una primula rossa, tre clan dello spaccio e 900mila euro di fatturato (in 2 mesi)

La caccia grossa sta dando ottimi frutti a Perugia: individuato un giro internazionale di droga proveniente da Olanda e Francia. Ben 17 arresti, 36 richieste di custodie cautelari. Operavano in via Cortonese, Ponte Felcino, Ponte S. Giovanni e Fontivegge

Tre clan dello spaccio, oltre 900mila euro di fatturato potenziale in due mesi, droga proveniente da Olanda e Francia e un accordo di non belligeranza avendo tutti lo stesso punto di riferimento: ovvero una primula rossa della droga, tunisino, che è un vero e proprio manager. C'è anche un ultimo elemento non secondario: per la prima volta gli spacciatori si sentono e si sono sentiti in questi mesi braccati tanto da farli fuggire chi in altre città (Roma, Livorno, Como, Varese. Barcellona Pozzo di Gotto) chi è tornato in Tunisia con parte del malloppo del clan.

Un segnale ottimo che fa capire che qualcosa sta cambiando decisamente. Se la primula rossa è avvolta nel mistero (per tutelare le indagini), nella rete degli agenti sono finiti ben 17 tra tunisini e italiani su 36 richieste di carcerazione. I poliziotti continuano la caccia in queste ore e nei prossimi giorni. Ci sono voluti due anni per arrivare a prendere i pesci grossi dopo che sono partiti da una dose spacciata in via del Macello. Due anni che hanno portato ad un sequestro di nove chili tra eroina e cocaina, blitz addirittura fino a Saronno.

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Tre clan operavano a Perugia: il più potente era a Ponte San Giovanni e Ponte Felcino. Qui c'erano gli spacciatori di strada, muniti di casa e auto, poi c'era il livello dei capetti che trattavano la merce con la primula rossa. Altro clan attivo in via Cortonese e infine il gruppo del capetto Belgassem presente nell'Alto Tevere ma con vendita anche a Madonna Alta e Fontivegge. Il reato contestato per tutti è di associazione a delinquere finalizzata all'importazione, trasporto, raffinazione e commercio di stupefacente del tipo cocaina ed eroina.

La gerarchia era rigida: chi sgarrava veniva degradato e prendeva meno "salario" e addirittura rischiava di essere allontanato. Molte le case in affitto, le auto a disposizioni anche perchè potevano contare complessivamente su 900mila euro ogni due anni con i quali ovviamente dovevano pagare la merce, ammortizzare quella sequestrata e tutte le spese dei soggiorni in giro per l'Italia.

Come in ogni azienda i clan facevano a gara per entrare nelle simpatie della primula rosa per avere gli affari migliori e inoltre seguivano i media per capire se fosse iniziata una indagine complessiva che potesse risalire non tanto ai singoli - spesso arrestati - ma ai vertici del clan. Gli italiani venivano impiegati come autisti, galoppini, tuttofare mentre le donne erano sia le loro compagne oltre che abili spacciatrici su piazza. 

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