rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio stradale, dall'accusa all'assoluzione: "Mancavano segnaletica e illuminazione"

Si chiude senza condanna il processo penale di primo grado per un 37enne. L'uomo era stato imputato dopo la morte di una donna in seguito a un incidente avvenuto nel 2012

Accusato di omicidio stradale, è stato assolto dal Tribunale di Perugia “perché il fatto non costituisce reato”. Finisce così il processo penale di primo grado per un 37enne umbertidese, difeso dall'avvocato Michele Capocchi, per il quale il Pubblico Ministero aveva chiesto la condanna alla pena minima (2 anni di reclusione). Vittima dell'incidente, avvenuto nell'agosto del 2012, era stata una donna morta dopo la collisione tra l'auto guidata dal figlio (sulla quale era a bordo) e quella dell'imputato (che arrivava in senso opposto) lungo la SS 3 bis in corrispondenza del km 93 in località Tavernacce e quella successiva con un'altra vettura che ha colpito gli altri due veicoli.

IL PROCESSO - Al centro del dibattimento, la manovra di sorpasso effettuata dal figlio della vittima in un tratto di strada curvilineo dopo una curva cieca. Dopo aver ricostruito la dinamica dell'incidente attraverso le dichiarazioni testimoniali dei vari teste e dei consulenti tecnici nominati dal Pubblico Ministero, dal difensore della parte civile e di quello dell'imputato oltre che sulla base dell'elaborato redatto dal perito nominato dal tribunale, l'imputato è stato scagionato dal giudice. Ad aiutare il perito nominato dal tribunale nella ricostruzione del sinistro è stato un software specifico, denominato Pc-crash, che consente di ricostruire la dinamica di un incidente attraverso l'inserimento nel sistema di dati che più si avvicinano o potrebbero avvicinarsi a quelli reali sotto il profilo della velocità, di coefficienti di attrito, dello stato della strada, della posizione dei mezzi, dalla posizione di quiete assunta da questi che consentono poi di effettuare una simulazione al computer. Il perito ha così concluso che l'impatto è avvenuto “nella zona centrale della carreggiata” e che “entrambi i veicoli si trovavano nella zona centrale della carreggiata” escludendo così che una delle due vetture viaggiasse invadendo completamente la corsia di marcia opposta. 

LE CONCLUSIONI - Decisive poi per l'assoluzione dell'imputato sono state anche l'assenza di segni di frenata sull'asfalto che aiutassero a determinare con precisione la velocità delle vetture e “l'assenza di una linea di mezzeria” sulla strada, che “ha sicuramente influito sulla percezione che il conducente aveva della posizione da lui stesso occupata all'interno della carreggiata” considerando anche che il sinistro è avvenuto di notte. Secondo il giudice quindi, come si legge nella sentenza del tribunale, “è plausibile che quella minima, seppur determinante, invasione della corsia opposta sia dipesa da un momento di effettivo smarrimento dovuto alle pessime condizioni della strada del tutto priva di illuminazione e segnaletica stradale”. Caduta così l'imputazione soggettiva del reato contestato all'imputato, è di conseguenza arrivata l'assoluzione perché il grave comportamento colposo del figlio della vittima - insieme alla mancanza di segnaletica e illuminazione - ha fatto venire meno la possibilità di ascrivere il reato colposo a capo l'imputato. Soddisfatto l'avvocato Michele Capocchi, legale dell'imputato: "Dopo diversi anni di processo la tesi accusatoria è stata ribaltata, il Tribunale è riuscito a comprendere appieno condotte e relativa responsabilità".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Omicidio stradale, dall'accusa all'assoluzione: "Mancavano segnaletica e illuminazione"

PerugiaToday è in caricamento