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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio Polizzi, è il giorno della sentenza: la difesa sferra l'attacco in aula

Dura lotta durante le repliche. I giudice dovrebbero emettere la sentenza dopo le 18 di oggi

Più che repliche, sono apparse come arringhe. C'era ancora molto da dire sulla tragica morte di Alessandro Polizzi, il ragazzo barbaramente ucciso nella notte del 26 marzo del 2013, per mano di Riccardo Menenti. Il procuratore generale Razzi si è soffermato sulla posizione dell'uomo, riaffermando la sua colpevolezza e la necessità di confermare la sentenza emessa in primo grado: ergastolo con isolamento diurno a un anno e sei mesi. Ma è su il figlio Valerio, considerato dall'Accusa il mandante dell'omicidio, che la Corte presieduta dal giudice Massei avrà il compito più delicato. Come ricordato in aula dal legale di Julia Tosti, l'avvocato Donatella Donati, il “processo nei confronti di Valerio è esclusivamente indiziario”. Ciò sta a significare, per il legale Donati, che dimostrare la colpevolezza del giovane tatuatore non è semplice, “ma che per farlo bisogna vedere la sua posizione nell'insieme e sommare tutti gli elementi utili a nostra disposizione”.

Per l'avvocato di Julia Tosti, quindi, le dichiarazioni rese contro Valerio da conoscenti e dalla stessa vittima, che ha rischiato la vita in quella drammatica notte, sono veritiere e dimostrano il concorso del giovane nel delitto. Ma di Valerio in aula non si è detto solo questo: è stata ribadita la sua presunta indole violenta, la sua tendenza all'assunzione di cocaina (mai smentita per altro dall'imputato) e il suo “odio” nei confronti delle donna.

Ha tuonato, appena si è alzata in piedi, il legale di Valerio, l'avvocato Manuela Lupo, in maniera dettagliata e senza lasciare nulla al caso, ha voluto sottolineare che i processi non si basano sugli indizi, ma sulle prove e qui “signori della Corte e giudici Popolari di prove non ne abbiamo”. Tra lo sgomento e le facce perplesse dei familiari ha mostrato in aula il volto tumefatto del giovane a seguito della famosa aggressione avvenuta fuori dal Rework il 23 marzo del 2013. Ha sottolineato “l'inconsistenza delle prove, in particolare quella riguardante la ricostruzione fantascientifica che vede Valerio recarsi il pomeriggio stesso del linciaggio al compo oro di Ponte San Giovanni. Appare impossibile – afferma la Lupo in aula – che un giovane con due costole rotte, il setto nasale, la mascella e lo zigomo contusi e senza la possibilità di parlare si sia recato al compro oro con un treno per vendere un braccialetto che poi neanche ha venduto ed effettuare una telefonata in cui asserisce di voler uccidere il povero Alessandro”. Ma le parole più dure vengono spese nei confronti di Julia, descritta dalla Lupo come un testimone poco attendibile e capace di mentire. È però su una frase che il legale Lupo lascia la Corte piena di perplessità: “Valerio sapeva che Riccardo avrebbe ucciso Alessandro o lo ha saputo dopo che il fatto è avvenuto?”. La risposta alla domanda dovrebbe arrivare questa sera. La Corte si è riunita in Camera di consiglio e prima delle 18, come ha riferito il giudice Massei, non riuscirà ad emettere una sentenza.

In aula dure parole sono arrivate anche da parte del legale dei Menenti, l'avvocato Francesco Matteangeli, che si è concentrato sulla posizione di Valerio e l'inesistenza di prove concrete nei suoi confronti, ribadendo che la tesi accusatoria appare inesistente e priva di riscontri oggettivi. Anche il legale di Riccardo, l'avvocato Tiraboschi, ha voluto sottolineare che il suo assistito non portò la pistola in quella casa e che mai avrebbe premidatato il delitto, ma che voleva semplicemente dare una lezione a chi per tre volte massacrò di botte il figlio.

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