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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio Polizzi: "Riccardo Menenti continuò a colpire Alessandro anche da morto"

In aula si torna a parlare di quella tragica notte in cui persa la vita il giovane Alessandro Polizzi. Riccardo Menenti, considerato l'esecutore materiale del delitto si è presentato in aula con una benda nell'occhio

Riccardo Menenti è presente in aula. Sull’occhio una benda, a causa di una ferita riportata mentre stava lavorando come falegname nel carcere di Terni. A non presentarsi questa volta è stato, invece, il figlio Valerio che ha preferito restare in cella. In aula oggi, 22 gennaio, si torna a parlare di quella tragica notte in cui perse la vita Alessandro Polizzi. Le testimonianze si susseguono una dietro l’altra, ma la più importante è quella del medico legale che ha eseguito l’autopsia sul corpo della vittima.

“Alessandro non può essersi in alcun modo sparato un colpo da solo”. La frase arriva dopo la domanda posta dall’avvocato di Julia Tosti, Donatella Donati, che tenta in aula di ribaltare la versione di Riccardo Menenti, il quale di fronte alla Corte dichiarò di non essere stato lui a colpire il giovane, ma che nella colluttazione Alessandro si sparò accidentalmente un colpo di pistola. Il medico legale mette, però, in discussione  la testimonianza resa dal padre di Valerio, spiegando che “se Alessandro si fosse sparato accidentalmente, il braccio destro e la spalla avrebbero dovuto riportare delle fratture”. 

A mettere in discussione, poi, la versione di Riccardo Mementi è quella ferita alla testa riportata proprio dall’aggressore in quella tragica notte. Secondo la ricostruzione effettuata dal medico legale, se la dinamica fosse realmente come ha riferito Menenti lui non avrebbe mai potuto ferirsi con il cane della pistola. Ciò sta a significare che Alessandro per difendersi avrebbe respinto il suo aggressore e che la parte anteriore dell’arma avrebbe colpito Riccardo sulla fronte, procurandogli il taglio.

Infine, appare del tutto impossibile che Alessandro abbia anche solo preso in mano l’arma, dato l’assenza di impronte digitali sulla pistola. Il giovane, come specifica il medico legale, non avrebbe mai avuto il tempo di indossare dei guanti, dato che è stato totalmente preso alla sprovvista. Ma la parte più raccapricciante arriva quando il medico legale spiega che Riccardo Menenti dopo aver sparato a una distanza di 40 centimetri circa, avrebbe inoltre continuato a colpire alla testa Alessandro, procurandogli dei tagli profondi. Che il cuore di Alessandro avesse già smesso di battere lo testimonia il fatto che le ferite fossero pressochè prive di sanguinamento. L’uomo avrebbe quindi continuato a colpire il giovane, nonostante fosse già morto.

Il lungo calvario – Seduta da una parte c’è, invece, Jualia Tosti, anche lei vittima di questa follia. Dopo quella tragica notte si è, infatti, dovuta fare coraggio, sottoponendosi a sedute con scadenza settimanale per cercare di rimuovere il terrore provato in quegli attimi di panico che portarono alla morte del suo amato fidanzato. 

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