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Cronaca

Omicidio di Gualdo, traballa l'ipotesi della premeditazione: il killer tentò il suicidio

La prossima udienza è fissata per il 24 gennaio, giorno in cui verrà ascoltato l'imputato. Le discussioni sono invece attese per il prossimo 29 gennaio

E' l'8 marzo del 2014. Ofelia Bontoiu e Danut Barbu si incontrano in una stanza di un piccolo hotel, situato nel cuore di Gualdo Tadino. Litigano. Lei scappa e poi torna. Infine viene colpita e in seguito sgozzata dal fidanzato. Ma cosa successe nelle ore precedenti alla tragedia? È questo che la Corte d'Assise presieduta da Gaetano Mautone, a latere il giudice Luca Semeraro, cerca di comprendere. Antonio Cozza Pietro Morichelli.

Oggi si è tornati in aula. Durante l'udienza che, ha visto sfilare un unico testimone davanti al pm Abbritti e agli avvocati della difesa, Antonio Cozza e Pietro Morichelli, si è scoperto che l'assassino aveva tentato di togliersi la vita nel periodo precedente al delitto. Sempre stando, a quanto raccontato dall'uomo, Danut Barbu soffriva per Ofelia. Una sofferenza che non giustificherebbe in nessun modo l'atroce gesto, ma che potrebbe dare una versione diversa dei fatti. Il killer premeditò l'assassinio della fidanzata oppure no? Per cercare di comprendere il rapporto tra i due, i legali della difesa hanno chiesto di acquisire come prova le conversazioni Facebook che intercorsero tra loro, i giorni antecedenti al delitto.

Le scorse udienze - Le immagine di quel corpo senza vita, mutilato da un taglierino, comprato solo poche ore prima dall'assassino, sono la prova provata dell'efferatezza del gesto. Ofelia rientra nella camera dopo una furente litigata con Barbu. Lui la sorprende alle spalle e con una mensola la colpisce alla nuca. Un colpo così violento da far saltare tre denti e procurarle una vasta ferita sopra il collo. Dopo averla stordita, prende il taglierino e la sgozza. Una volta uccisa, il killer è pronto a morire. Si taglia le vene e aiutato da una fortissima dose di psicofarmaci, riesce a compiere il gesto in uno stato di assoluta incoscienza. Lo stesso stato incoscienza con il quale avrebbe potuto uccidere anche Ofelia.

Vaga per la stanza. Si struscia ai muri e infine si posa sul letto, al fianco del corpo ormai senza vita di Ofelia. “Ho sentito uno strano rumore”, afferma in aula la proprietaria del piccolo albergo. “Sono andata ad aprire – continua a raccontare alla Corte – e ho visto delle macchie di sangue". Attimi di terrori che si tramutano in incubo. “Lei conosceva quella ragazza?”, chiede il pm Paolo Abbritti. “L'avevo vista solo alcuni giorni prima”, risponde lei. Poi precisa, incalzata sempre dalle domande del pm,: “Lui (indicando Danut Barbu seduto nella cella del tribunale, ndr.) mi ha riferito che tra loro c'erano alcuni problemi. Mi disse che forse lo prendeva in giro”.

Ma c'è ancora quel particolare a destare dei dubbi sulla sanità mentale dell'assassino: la corda trovata appesa a un albero. La stessa che sarebbe stata messa lì due mesi prima dell'omicidio dall'assassino. Danut Barbu aveva, infatti, intenzione di togliersi la vita già da tempo, come confermato in aula oggi dal nuovo testimone. La vera domanda è quindi: Danut Barbu aveva premeditato l'omicidio o comprò il taglierino per tagliarsi le vene? E ancora, se Ofelia non fosse tornata indietro, l'uomo avrebbe comunque ucciso la vittima o l'avrebbe fatta finita? I due avevano deciso di partire per Londra. Ma qualcosa deve essere scattato nella mente dell'uomo. Cosa? Domande alle quali dovranno rispondere i giudici. Adesso si attende l'udienza del 24 febbario, giorno in cui verrà ascoltato l'imputato.

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