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Cronaca

Omicidio Polizzi, Julia Tosti vide il suo assassino: "Tornò indietro per finirmi..."

Ad essere presenti in aula oggi, 17 novembre, gli agenti della Squadra Mobile di Perugia che si occuparono delle indagini dopo la tragica morte di Alessandro Polizzi avvenuta la notte del 28 marzo del 2013, durante la quale rimase ferita la fidanzata Julia Tosti

“A uccidere Alessandro è stato Riccardo Menenti”. Fu questa il primo nome che venne fuori. Fu questo, almeno, quello fatto dagli amici di Alessandro Polizzi e Julia Tosti. Nessuna si scorda, infatti, quella notte.  Tutti si recarono immediatamente al Santa Maria della Misericordia di Perugia. Uniti in un tragico dolore per la scomparsa del loro amico, ucciso, secondo l’Accusa, da un colpo di pistola sparato dal padre di Valerio Menenti. Nessuno dei presenti ebbe il minimo dubbio, addossò subito la colpa dell’accaduto a quell’uomo con la lunga coda e i capelli bianchi, da sempre schierato dalla parte del figlio e pronto, come più testimoni hanno dichiarato in aula, ad alzare le mani contro chi si metteva contro il suo unico e amato figlio.

Oggi, 17 novembre, si torna in aula. A sfilare davanti al pubblico ministero Gemma Miliani sono gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Perugia. Durante le testimonianze vengono a galla particolari importanti che, sommati uno sopra l’altro, fanno tremare la difesa. Fuori dall’aula degli Affreschi del tribunale di Perugia, è però Julia Tosti, in sala d’aspetto, a raccontare nuovamente quella tragica notte in cui venne ucciso il fidanzato.

“Ricordo di essere uscita dall’appartamento – spiega la giovane con le lacrime agli occhi a un gruppo di presenti – e di aver aver visto l’assassino in fondo alla prima rampa di scale. Ci siamo guardati per un attimo e quando ha visto che ero ancora viva, mi pare che abbia avuto come l’istinto di tornare indietro per farmi definitivamente fuori”. 

Julia Tosti non spiega poi se in quell’uomo riconobbe la figura di Riccardo Menenti, racconta solo questo particolare, certo è che la Polizia nell’ispezione effettuata nel casolare di Todi trovò nell’armadio della camera da letto un passamontagna di colore nero. A riferirlo in aula uno degli agenti che si recò nell’abitazione, accompagnato dall'uomo con la sua Cherokee, parcheggiata al nosocomio perugino, per effettuare la perquisizione. Sempre lo stesso agente riferisce al pubblico ministero Gemma Miliani che nel letto pare avesse dormito una sola persona, un dettaglio che mise subito in dubbio l’iniziale versione di Menenti, il quale disse, appena sentito dagli inquirenti, di aver passato la notte proprio a Todi.

Mentre Julia lottava, invece, tra la vita e la morte in quel maledetto 26 marzo del 2013, pare che Valerio dormisse nel suo letto di ospedale. A riferirlo sempre un agente che si occupò di controllare il giovane alle sei e tre quarti del mattino per vedere cose stesse facendo e se fosse già venuto a conoscenza dell’accaduto.

Appare, invece, complicato scoprire da dove provenga la pistola. “Valerio mi disse che il nonno gli aveva lasciato un’arma”. A raccontarlo fu Julia Tosti durante la sua testimonianza. Ma da dove viene realmente quell’arma? Lo studio è lungo e complesso, essendo infatti una beretta del 1941 non è possibile scoprire precisamente chi entrò in possesso dell’arma, dato che dopo la fine della Seconda guerra mondiale numerosi registri vennero distrutti e le pistole entrarono in possesso di partigiani, tedeschi e cittadini che ovviamente non le denunciarono alle autorità competenti.  Ci vorranno, comunque, ancora tre udienze prima che vengano finiti di sentire tutti i testimoni. Tre udienze durante le quali potrebbero saltare fuori nuovi e importantissimi particolari.

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