rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca San Marco / località Cenerente

Omicidio Cenerente, le vittime vennero massacrate e legate: assassini senza pietà

Nuova udienza del processo di Cenerente questa volta sul banco dei testimoni il medico legale Anna Maria Verbelli e la compagnia di Alfons Gjergj, accusato del duplice omicidio di Sergio Scoscia e l'anziana madre Maria Raffaelli

Alfons Gjergj è dietro le sbarre, a volte sorride, come se questo processo non lo riguardasse. Oggi, 8 maggio, non è presente Marcella Scoscia, sorella e figlia delle due vittime, Sergio Scoscia e l’anziana madre Maria Raffaelli, uccisi barbaramente in quella casa a Cenerente divenuta ormai la villetta degli orrori. Non avrebbe forse retto sentendo la testimonianza del medico legale Anna Maria Verbelli che, incalzata dalle domande del Pubblico Ministero Claudio Cicchella, descrivi come i due sono stati selvaggiamente uccisi.

Una fine degna del più cruento film dell’horror. “Maria Ruffelli è stata trovata completamente legata. Un tessuto di cotone stretto al collo e alla scapola destra, mentre l’avambraccio sinistro era stretto al petto grazie a una camicia”. Lo sconcerto arriva poi quando descrive gli ematomi presenti sulla faccia di lei, completamente massacrata dalla ferocia dei suoi aggressori. Grumi di sangue presenti sui capelli e contusioni su volto e avambracci. Ma la morte è sopraggiunta a mezzanotte e mezza per un collasso cardiocircolatorio.

Massacrato di botte anche Sergio Scoscia, come riferisce il medico legale, “il polso sinistro era legato con una cintura, ma muovendo il cadavere abbiamo scoperto che erano due le cinture che con molta probabilità servivano a tenere unito polso destro e sinistro”. Il volto completamente tumefatto con un ecchimosi di venti centimetri che si espandeva sulla parte bassa del volto, prendendo bocca e naso, Sergio Scoscia si spense per sindrome asfittica acuta, determinata dallo strangolamento, dalla posizioni e dalla rottura del setto nasale.

A salire sul banco dei testimoni anche la compagna dell’imputato. Parla poco italiano e stenta a comprendere bene le domande del Pubblico Ministero. Parla della notte(7aprile) in cui Alfons Gjergj non tornò a casa perché a Perugia. “Dissi che andava a prendere un amico e sarebbe tornato subito – racconta la donna -, ma è tornato il giorno dopo con un uomo che si chiamava Andrea. Quando sono arrivati siamo andati a fare spesa, abbiamo pranzato e siamo stati dal parrucchiere, perché Andrea voleva tagliarsi i capelli”. Lei ballerina di Night Club spesso la notte non faceva ritorno a casa, ma era comunque determinata a cambiare vita. “Non mi piaceva fare quel lavoro e in quel periodo lasciai anche per un po’, per questo motivo cambiai numero di cellulare, i clienti mi davano la caccia”. Se fino a quel momento nessuno aveva parlato di andare in Albania, qualcosa dopo il 7 aprile sembra che fosse cambiato: “Mi disse di volere andare a passare la Pasqua a casa dei suoi genitori e quindi di voler partire”. Ma l’indomani a salire sull’aereo fu solo l’amico Andrea. Adesso non resta che sentire la versione dell’imputato che con molta probabilità verrà ascoltato nella prossima udienza.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Omicidio Cenerente, le vittime vennero massacrate e legate: assassini senza pietà

PerugiaToday è in caricamento