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Cronaca

Primo Maggio, il cardinale va giù duro: "La precarietà uccide l'anima dei giovani"

Famiglie, lavoratori e tanti giovani al Giubileo del lavoro che si è svolto oggi a Perugia in Duomo. Il

Il Primo maggio dei sindacati si è svolto a Città di Castello, mentre il Giubileo del mondo del Lavoro è stato celebrato in piazza Matteotti (con una proghiera di gruppo) e poi in duomo dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti alla presenza di centinaia di giovani, lavoratori e sindacati. Tra i confessori - sul modello di Papa Francesco, nel corso della giornata dei giovani a Roma -c’era anche il cardinale Bassetti, che nell’omelia ha richiamato l’attenzione dei fedeli su tre espetti del lavoro: Il lavoro a servizio dell’uomo e l’uomo non a servizio del lavoro; la fragilità sociale dovuta dal perdurare delle crisi economica con gravi ricadute sull’occupazione; il rapporto “lavoro-famiglia” vissuto come una risorsa educativa.

"Innanzitutto, bisogna avere la piena consapevolezza che il lavoro è a servizio dell'uomo e l'uomo non è a servizio del lavoro – ha evidenziato il cardinale –. Il lavoro non può essere ridotto a pura tecnica o a mera ricerca del profitto "costi quel che costi" perché il lavoro ha una dimensione esistenziale che parla al cuore dell'uomo. Nel lavoro, infatti, il soggetto principale è sempre la persona umana: con le sue aspirazioni e i suoi limiti, i suoi progetti e le sue fatiche, i suoi desideri e i problemi che la tormentano. Il lavoro, pertanto, non può mai essere sganciato da questa dimensione, al tempo stesso, umana e sacrale della persona e non può essere mai ridotto soltanto ad una dimensione utilitarista o, peggio ancora, di sfruttamento dell'uomo sull'uomo. San Giovanni Paolo II considerava una grazia del Signore essere stato un operaio e di aver potuto sperimentare sulla sua pelle le difficili condizioni della fabbrica. Papa Francesco ha denunciato in ogni modo l'iniquità e l'iniquità di "un'economia che uccide" e ha ricordato in più occasioni e con grande forza il legame strettissimo che unisce il lavoro e la dignità della persona. Al lavoro, dunque, sono inscindibilmente connessi una dignità e un valore che non devono mai e in nessun modo essere calpestati".

Bassetti si è soffermato anche sugli effetti collaterali del «perdurante crisi economica», il presule: "La nostra società, al di là di ogni apparenza, è attraversata da nuove povertà e soprattutto da una intrinseca fragilità… Una fragilità che si riverbera in modo preoccupante sulle nuove generazioni. Non possiamo chiudere gli occhi, infatti, davanti alla precarietà lavorativa a cui sono costretti i nostri giovani. Si tratta, è importante dirlo con chiarezza, di una precarietà iniqua che ferisce mortalmente l'anima di questi giovani. E proprio per la gravità di questa situazione, occorre l’impegno di tutti, istituzioni e imprenditori, a contrastare il precariato che impedisce a tanti giovani di realizzare il proprio progetto di vita".

"La famiglia rappresenta la chiave di volta di tutta l'organizzazione sociale e lo specchio dello stato di salute della nostra società. Per una famiglia, infatti, il lavoro non è soltanto il sostentamento - che è ovviamente fondamentale - ma è anche una risorsa educativa, un'occasione di crescita comunitaria, di maturazione nella collaborazione e nella condivisione. Due aspetti sono cruciali nel rapporto tra lavoro e famiglia. Il primo riguarda l'assenza del lavoro. Il secondo si riferisce alla dimensione del tempo. Una famiglia dove manca il lavoro è un realtà dove manca l'armonia e il pane. L'assenza di lavoro nelle famiglie è un autentico dramma sociale che constato con mano ogni giorno della mia vita di pastore. Le lacrime delle donne e degli uomini che non hanno un'occupazione o che l'hanno persa, sono le lacrime di Gesù. Sono le lacrime del Padre verso i figli. Verso quei figli che pensano di essere dei falliti e che in alcuni casi, disperati, giungono perfino a togliersi la vita. Tutto questo è inaccettabile. E in quest'anno giubilare, dove giustizia e misericordia si fondono insieme, questo dramma non può passare in secondo piano". 

"Il secondo aspetto - conclude Bassetti - è la dimensione del tempo. Siamo nella situazione opposta: quella in cui le famiglie vivono per il lavoro e assomigliano a dei "nomadi produttivi". Nella maggior parte dei casi sono "costretti" da orari di lavoro sempre più oppressivi e stressanti. In altri casi, sono conquistati dal desiderio del successo e dalla volontà di affermazione. In entrambi i casi bisogna fermarsi un attimo a riflettere. Perché occorre fare grande attenzione al tempo e alla qualità del tempo che si dedica alla famiglia. Le relazioni umane vanno coltivate, vanno fatte crescere con amore e dedizione e soprattutto hanno bisogno del tempo di Dio, della preghiera comune, del discernimento comunitario e della festa. Non possiamo dimenticarci del tempo della festa! Una festa che va riumanizzata e santificata".

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