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Cronaca

Perugia, tiene male i documenti fiscali del pub: imprenditore condannato per bancarotta

L'uomo è stato condannato per la bancarotta documentale, mentre è stato assolto dalle altre accuse che riguardano la gestione dei beni mobili del locale

Era accusato di aver fatto sparire beni del fallimento e di aver tenuto male la rendicontazione aziendale di un locale nel centro storico di Perugia: per la prima accusa è arrivata l’assoluzione, mentre per la seconda una condanna a 2 anni, con pena sospesa.

L’imputato, il titolare di un pub difeso dall’avvocato Francesca Forlucci, era accusato, nello specifico, di avere distratto, o occultato, 37 beni immobili tra macchinari e apparecchiature industriali, cedute a terzi “al prezzo unitario (simbolico) di 1 euro”. L’accusa includeva anche la sottrazione di 42.200 euro dalle casse aziendali nel 2012 e 8.315,52 quale ricavato dalla cessione di altri beni della ditta.

La Procura di Perugia, rappresentata dal sostituto procuratore Mario Formisano, contestava all’imputato, quanto alla bancarotta fraudolenta patrimoniale, di avere tenuto la “documentazione contabile in guisa da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari della fallita a decorrere dall’anno 2013 fino al fallimento”.

L’imputato non avrebbe consegnato al curatore il libro degli inventari, né il libro giornale del 2013 e 2014, né la documentazione bancaria dal 2010 al 2014, mentre i libri sociali avrebbero riportato solo le delibere di approvazione del bilancio del 2012, ma non le scelte gestionali compiute nel corso degli anni.

Il bilancio relativo dell’anno 2013 non sarebbe stato redatto né approvato e risultavano mancanti le fatture 9, 23 e 26 del 2013; non emesse due fatture da 790 e da 27mila euro, più altre due fatture da 1.768 e 16,50 euro.

L’imprenditore è stato assolto in ordine alla contestazione di bancarotta per distrazione. Assolto anche per l’accusa di mancato pagamento dei tributi erariali per 155mila euro tra imposte varie, addizionali comunali e regionali, contributi previdenziali e Irpef.

La condanna a due anni di reclusione, pena sospesa, è invece stata pronunciata per la contestazione di bancarotta fraudolenta documentale. Espunta in sede di udienza preliminare, infine, l’accusa di aver dato corso a pagamenti preferenziali prima della dichiarazione di fallimento, ma di fronte allo stato di dissesto dell’azienda.

La difesa, pur appagata dalle pronunce assolutorie, si riserva la proposizione dell’appello una volta conosciute le motivazioni della sentenza.

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