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Cronaca

Ancora Nodino. Il sociologo Segatori (a favore) risponde all’architetto Fressoia (contrario)

Quell’opera, a parere del sociologo, “s’ha da fare” e ribadisce che l'autorizzazione democratica non può arrivare dai soli territori interessati ma da tutta l'Umbria

Ancora Nodino. Il sociologo Roberto Segatori risponde amabilmente, ma punto per punto, alle obiezioni dell’architetto Luigi Fressoia. Quell’opera, a parere del sociologo, “s’ha da fare”. Esordisce Segatori: “Faccio volentieri un po’ di ping-pong con l’amico Luigi – con cui ho peraltro avuto cordiali interlocuzioni in passato – riprendendo punto per punto il suo ragionamento. 
Partiamo dalla ‘novità’ del progetto in fasce. “Neonato? Stagionatino, direi! Una creatura ormai maggiorenne! Se è vero che l’iter progettuale del primo stralcio del nodo di Perugia (impropriamente chiamato ‘nodino’) dura da almeno diciotto anni”.

Come mai tanto tempo? Era stato osteggiato, e da chi?
“Sostanzialmente, non mi pare. Risulta infatti che il progetto dell’Anas aveva ottenuto, con qualche suggerimento e integrazione, le approvazioni dei Ministeri dell’Ambiente e dei Beni culturali, del Cipe e degli Enti locali”.

Cos’hai da dire riguardo all’aspetto tecnico?
“Non è mio compito entrare nel merito tecnico della soluzione. È faccenda su cui mi dichiaro non competente. Mi sono piuttosto limitato a porre una questione di democrazia”.

Cosa c’entra il potere popolare?
“Mi chiedo quale popolazione sia competente a decidere sul nodo. Ad esempio, spetta pronunciarsi a quella di Collestrada e dei Comuni di Perugia e di Torgiano? O, piuttosto, si deve esprimere sulla materia tutta l’Umbria? Se non, addirittura, l’intera Italia centrale? A questa domanda, Luigi non risponde. Piuttosto la elude, tacciandomi di fare filosofia”.

Segatori, dunque, come intellettuale o pensatore simile al filosofo delle “Nuvole” di Aristofane?
“Fuori dallo scherzo, lo stesso architetto rilancia l’idea di potenziare, se non addirittura di costruire, infrastrutture ferroviarie che sostituiscano il traffico automobilistico”.
Dal punto di vista ecologico, non la condividi?
“Certo che sì. Ma, pur trattandosi di un’idea del tutto condivisibile, per vederla realizzata occorrono non meno di una ventina d’anni”.
E intanto che si fa?
“Un ventennio è un termine probabilmente superiore a quanto resta da vivere ad alcuni di noi. Facendo, ovviamente, i debiti scongiuri. Mi chiedo allora: chi, fra me e Luigi, si esercita nell’arte della speculazione filosofica?”.
Come utente – prima da studente e poi da professore – quale la tua esperienza di viaggiatore fra ‘lu centro de lu munnu’ e i travertini della Vetusta?
“Come ben sai, ho fatto per circa cinquant’anni (da studente universitario prima, e da docente poi) il pendolare tra Foligno, dove abito, e Perugia, presso il Dipartimento di Scienze politiche in Via Alessandro Pascoli”.

Caro Roberto ti capisco. E mi chiedo come tu abbia fatto a sopravvivere, senza restare ucciso dallo stress.
“Qualche intoppo ho dovuto subirlo. A esempio, sono stato tamponato per ben due volte nella galleria tra Piscille e Prepo. Finché ho preferito salire in città lambendo Ponte Felcino e arrivando da via del Bulagaio”.

Salendo via degli Scortici e spuntando a piazza Grimana… prima di scendere per via del Maneggio, vero?
“Proprio così. Ed è uscendo davanti al Grande Vecchio, che mi è apparsa evidente la beffa inscritta nell’Arco Etrusco. Dove, a lettere rubricate, si legge ‘Augusta Perusia’. Ma si intende, appunto, ‘Angusta Perugia’. Il che è tutto dire!”.

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