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Cronaca

"Mio cugino mi ha minacciato di morte perché sono socialista", ma per la Cassazione non vale per la protezione umanitaria

L'uomo aveva anche sostenuto che la situazione sanitaria dovuta al Covid non permetteva il suo rimpatrio

“Il Covid in Pakistan è stato devastante e poi ci sono le minacce di morte di mio cugino: non posso tornare”, ma la giustizia italiana nega la protezione umanitaria e la concessione del permesso di soggiorno.

A presentare ricorso per Cassazione, tramite l’avvocato Pasquale Spinicelli, un pakistano di 36 anni che si è visto respingere dalla Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale e poi dalla Corte d’appello di Perugia, la sua richiesta di protezione “nelle forme dello status di rifugiato, della protezione sussidiaria e della protezione umanitaria”.

Nella sua richiesta l’uomo ha dichiarato di “di aver lasciato il Pakistan a causa delle minacce subite dal cugino per la sua affiliazione al Pakistan People’s Party”.

Secondo la Cassazione, però, non vi sono elementi per dimostrare “l’esistenza di un conflitto armato interno, tale da comportare minaccia grave ed individuale alla vita o alla persona di un civile” che, tra l’altro, “non ha mai lavorato e non ha allegato né provato alcun elemento idoneo a dimostrare una effettiva integrazione sociale in Italia”.

Quanto all’emergenza Covid-19 non sono state portate prove di “ricadute di tale epidemia sulla sua situazione personale”.

Ne consegue il rigetto dell’istanza e la conferma del diniego alla protezione umanitaria.

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