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Gli affreschi recuperati, il super socio cinese e le grandi firme: la rinascita di Niba

Restauri in corso all’ex chiesa di San Luigi, oggi negozio Niba 1°, sulla cui riapertura (come sull’ingresso di un socio cinese) PerugiaToday ha pubblicato notizie inedite ed esclusive. Le novità e la gallery con gli affreschi in fare di restauro

Restauri in corso all’ex chiesa di San Luigi, oggi negozio Niba 1°, sulla cui riapertura (come sull’ingresso di un socio cinese) PerugiaToday ha pubblicato notizie inedite ed esclusive. In chiave di aggiornamento e conferma, resta da aggiungere che, causa il protrarsi dei lavori di restauro artistico in atto, ci sarà uno scivolamento di qualche settimana. Dopo di che, in questi splendidi locali fiorirà un atelier di moda incomparabile, a livello stellare per firme e assortimento. Entro ottobre, il restauro e conseguente recupero sarà completato. La Società perugina Kyanos, della quale Carla Mancini è direttore tecnico, è al lavoro con unità operative ad alta specializzazione.

La cupola è affrescata col Paradiso di Nicola Circignani, detto il Pomarancio (che ha voluto orgogliosamente firmare la propria opera). Le pareti sono riccamente decorate, ma mostrano i segni del tempo e richiedono un intervento urgente di restauro conservativo. Specie nelle paraste, sbriciolate in più punti.

Tra gli affreschi, si intercettano grottesche e paesaggi di carattere locale che vanno assolutamente tutelati. Su questo vigila con assiduità la dottoressa Tiziana Biganti, in rappresentanza della Soprintendenza. Senza contare che sulla parete in fondo a destra sta la sinopia (studio preparatorio) della Maestà delle Volte, ossia l’affresco che nel 1297 il Comune fece realizzare “a scansare sporcizie e turpi convegni” (come dice il Bonazzi), stabilendo che dovesse ardervi una fiaccola perenne. 

Poi, nel 1335, l’opera fu inclusa in una chiesa, intitolata a San Luigi. Si vuole che la sacra icona della Vergine abbia resistito, illesa, all’incendio del 1329 che distrusse gran parte del palazzo del Podestà, da lì in poi chiamato “palazzo abrugiato”. Ed è questa la chiesa in cui i Priori giuravano di amministrare, con correttezza e competenza, nell’interesse della città. Dunque: un luogo di alto valore storico, simbolico e identitario. L’intervento di restauro si è rivelato oltremodo necessario, e più complesso di quanto si credesse.

“L’osservazione ravvicinata, sia della sinopia che della cupola – dice la restauratrice capo, Carla Mancini – ha rivelato magagne superiori a quelle osservabili da terra, senza la dotazione di idonee impalcature”. “Il lavoro più urgente – commenta una sua collaboratrice – consiste nel riportare a parete gli intonaci in fase di distacco, prima di procedere al risarcimento”. Un lavoro, insomma, di estrema urgenza e necessità.

“La constatazione – dice una fonte interessata, che intende restare anonima – è utile a rintuzzare le battute ironiche di quanti hanno visto, nell’intervento dell’operatore con gli occhi a mandorla, una sorta di colonizzazione economica e culturale”. Peraltro, c’è da dire che il Seminario arcivescovile (proprietario dell’immobile) non disponeva di mezzi economici utili alla bisogna e, dunque, senza l’intervento del socio cinese, questa risorsa artistica e culturale sarebbe andata in malora.

È invece una fortuna che nell’assetto gestionale della società sia entrato questo businessman orientale della moda: non un pincopallino qualunque, ma un operatore che gestisce ben 10 negozi a Hong Kong (metropoli di oltre 7 milioni di abitanti) e altri in Italia. Appassionato di arte antica e innamorato di Perugia (è stato studente della Università per Stranieri!), si è mostrato disposto a sostenere spese considerevoli per riportare a dignità un’opera d’arte che impreziosisce la città.

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