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Cronaca

ANGOLO DEL DONCA. Tra i santi inventati dai perugini il primo è San Baccello… da cui tutti discendiamo

Tra i santi inventati dai perugini il primo è San Baccello… da cui tutti discendiamo. Il baccello (in perugino esiste la variante scempia “bacello”) è il contenitore della fava e non è un caso che questo santo primigenio venga definito “l babo de tutti”, seguendo l’evidente metafora. L’eteronimo popolare è quello di “San Fava”, evidente personificazione e ironica santificazione del membro virile, come spiego nel mio breviario laico perugino. Specie nel mondo agricolo, il santo era considerato simbolo di potenza e fertilità, portato come amuleto ed elemento apotropaico, contro invidia, malocchio e danni al raccolto. 

La collezione di amuleti Giuseppe Bellucci al Manu (Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria) offre un ampio repertorio di oggetti di questo tipo, nei più vari materiali. La collezione è stata magistralmente studiata e pubblicata dall’amico antropologo Giancarlo Baronti. D’altronde, l’uso ricordato si pone in linea di continuità con la tradizione etrusco-romana di utilizzare cippi fallici confinari, ricorrendo al fallo priapesco in chiave antijettatoria. Nel mondo greco, con scopo analogo, si celebravano le “falloforie/fallagogie” (in onore di Priapo e Dioniso), ossia processioni propiziatorie con simulacri fallici in legno, portati a spalla dalle sole donne. Uso documentato anche nel foggiano-tarantino nel v secolo a.C. e raffigurato in una kylix.

In metafora, San Baccello è richiamato in “bacarello” che sta scherzosamente per “piccolo membro” e nel lemma “bacaderio”, indicante il sesso femminile. Ricordo che quando, da bambino, la mia mamma mi lavava le parti intime, lo chiamava “bachino” per la somiglianza con un verme, baco o lombrico. Al femminile, “bachina” sta, spregiativamente, per “donna pettegola, chiacchierona, rumorosa” e anche per “finto religiosa/chiesaiola”. In ambiente rurale ho anche sentito “lumachina” e “bringolo”, con evidente richiamo al grosso spaghetto, fatto a mano, impastato con acqua e farina. A Lisciano Niccone, al confine con la Toscana, esiste la “Sagra dei Bringoli” che celebra questo piatto della tradizione culinaria contadina.
 

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