rotate-mobile
Cronaca

Mostro di Firenze, il pm Giuliano Mignini: "Non potevo partecipare ad un documentario che dice il contrario delle sentenze"

L'ex magistrato perugino torna sulla trasmissione televisiva e sulla ricostruzione della pista perugina: "Per questo non voluto partecipare al programma per il quale ho preteso una rettifica, con riserva di eventuale querela per diffamazione"

Il documentario tv sui delitti del mostro di Firenze ha acceso il dibattito giornalisti e investigatoti. Dopo le critiche del magistrato Giuliano Mignini e la risposta del consulente del documentario, il giornalista Marco Gregoretti, ecco che l'ex sostituto procuratore riprende la parola e dice nuovamente la sua.

Riceviamo e pubblichiamo, una precisazione del magistrato Giuliano Mignini sul documentario Rai e Verve e su quanto detto dal giornalista Gregoretti.

"Conosco e stimo Marco Gregoretti da molto tempo. E’ un giornalista che ha il grande merito di essere rimasto sempre indipendente dalla “vulgata” ufficiale sulla morte di Francesco Narducci l’8 – 9 ottobre 1985, una “vulgata” che è entrata nel novero dei grandi naufragi della storia.

Detto questo, debbo, però, sottolineare il fatto che Marco Gregoretti, questa volta, ha sbagliato doppiamente. Non che sia uno scandalo. Capita a tutti. Però, da qui, a cercare di negare un evidente errore, per come si è rivelata quella trasmissione di RAI 2, ipotizzando un contrapposto errore da parte mia e del dottor Giuttari, nel non aver voluto partecipare alla trasmissione, ce ne corre e, fossi stato nel giornalista genovese, avrei evitato di tornare sull’argomento.

Era andata male, pazienza.

E invece, no e allora debbo rispondere. Lo faccio in questa occasione e non aggiungerò altro. Piuttosto non so se i responsabili della trasmissione ottempereranno alla mia richiesta di rettifica. E’ questo quello che mi interessa. Vedremo.

Quando si è invitati a partecipare, a vario titolo, a una trasmissione, è giusto riflettere. Può accadere che quella determinata trasmissione appaia finalizzata a informare correttamente il pubblico sui reali termini della vicenda. Se questo è il convincimento del soggetto invitato, è ragionevole che partecipi se la sua intenzione è l’accertamento della verità, cosa molto rara di questi tempi.

Se, viceversa, da un sommario esame degli argomenti e, soprattutto, dall’analisi dei protagonisti, è almeno ragionevole nutrire dubbi sulle intenzioni degli organizzatori del programma, nel senso che si ritenga che gli stessi non abbiano di mira la verità, ma la difesa ad oltranza di una ricostruzione smentita dalle risultanze processuali, è del tutto comprensibile che non si partecipi o che, dopo un iniziale assenso, sorgano tanti di quei dubbi che si ritenga più intelligente revocare l’iniziale assenso. E’ quello che è successo a me.

A me non è venuto in mente di contestare la scelta operata da Marco Gregoretti. Ha fatto una valutazione, ha ritenuto di partecipare. Sono fatti suoi.

Ora mi appare alquanto surreale che il Gregoretti che dubito sia contento del contenuto della trasmissione, tanto che si lamenta nell’intervista a Perugia Today del 18 dicembre 2021 di essere stato “lasciato solo”, si lamenti con me per non aver voluto partecipare al programma per il quale ho preteso una rettifica, con riserva di eventuale querela per diffamazione.

E stupisce che il Gregoretti cerchi di attenuare la falsità di due delle affermazioni contenute nel programma, con argomenti privi di consistenza.

La sentenza Micheli, salvo il capo n. 1), è stata annullata dalla Terza Sezione della Corte di Cassazione, negli altri 19 capi, con sentenza n. 865/13.

L’unico provvedimento rimasto integro è l’ordinanza irrevocabile della D.ssa Marina De Robertis, titolare del procedimento principale n. 1845/08/21, già n. 17869/01/44.

Quanto alla Carlizzi, l’ipotesi del “doppio cadavere” è emersa come dato indiscutibile, che perfino il GUP Micheli non è riuscito a scalfire, dalla Consulenza ex art. 360 c.p.p. del Prof. Giovanni Pierucci e da altre quattro Consulenze, questa volta ripetibili ed è noto che Consulenze di questo genere le fanno i Medici legali e gli specialisti antropometrici, non i giornalisti come la Carlizzi.

Quindi, ognuno fa le sue scelte di opportunità se partecipare o meno ad un programma e nessuno deve contestare le libere scelte fatte da altri, tanto più quando, come nel caso di specie, la scelta di non partecipare si è rivelata azzeccata, visto il contenuto del programma.

Aggiungo che, con questo, chiudo la questione e non replicherò se Marco Gregoretti che pure crede fermamente, come me, alla “pista Narducci”, vorrà ritornarci".

Giuliano Mignini, magistrato

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Mostro di Firenze, il pm Giuliano Mignini: "Non potevo partecipare ad un documentario che dice il contrario delle sentenze"

PerugiaToday è in caricamento