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Cronaca

Perugia non dimentica una delle voci più intense e limpide della poesia in lingua perugina

Moriva un anno fa il poeta Tosello Silvestri. Nella sua pagina, città e campagna si fondono con le figure umane del passato in una raffinata narrazione che utilizza il dialetto nel pieno delle sue potenzialità

Moriva un anno fa il poeta Tosello Silvestri, una delle voci più intense e limpide della poesia in lingua perugina. Era nato a Fratticiola Selvatica nel 1936 e, dopo aver frequentato il liceo ginnasio Mariotti, si era laureato in giurisprudenza. È stato dirigente amministrativo presso la Regione dell’Umbria, collaborando con i personaggi più rappresentativi della politica regionale. Nella sua pagina, città e campagna si fondono con le figure umane del passato in una raffinata narrazione che utilizza il dialetto nel pieno delle sue potenzialità.

Tosello Silvestri prediligeva i temi intimisti e amava dipingere, tra lirismo e ironia, bozzetti di personaggi e luoghi amati. Ha raccontato il paese con umorismo e forte senso di appartenenza (in pagina il ritratto della pittrice Serena Cavallini che mette sullo sfondo Fratticiola). Domenica 29 maggio 2016, presso il teatrino storico dell’Onaosi in via della Cupa, il figlio Stefano aveva ritirato a suo nome il premio, come poeta del Dónca, conferitogli dall’Associazione Minerva Etrusca. In un suo epigramma, Tosello così descrive la condizione esistenziale: “La vita è commo no zzolfino: / se scricca na volta sola, / fa na fiammata che trica poco / e po’ te lassa al bujo”. Composizione in cui, tra scherzo e rimpianto, Tosello ha disegnato le sue coordinate e quelle di tutti noi, prefigurando un bilancio dell’avventura esistenziale, sulla quale ci farebbe bene meditare rileggendo i suoi scritti… ogni tanto.

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