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Cronaca

L'Umbria nello Spazio con la Nasa: nel team i ricercatori dell’Università di Perugia

Il progetto, interamente italiano e finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), ha lo scopo di studiare gli effetti della microgravità sulla biologia delle cellule del muscolo scheletrico

Dal Kennedy Space Center di Cape Canaveral (Florida, USA) lunedì 14 agosto 2017, alle 12.31 ora locale, è decollato il razzo SpaceX-12 che ha lanciato sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) il modulo Dragon con a bordo rifornimenti per l’equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) e una serie di esperimenti scientifici, alcuni dei quali italiani.

Tra questi, il progetto MyoGravity  al quale partecipano ricercatori dell’Ateneo perugino: il professor Guglielmo Sorci, docente di Anatomia Umana, e la dottoressa Sara Chiappalupi, giovane assegnista del Dipartimento di Medicina sperimentale.

Il progetto, interamente italiano e finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), ha lo scopo di studiare gli effetti della microgravità sulla biologia delle cellule del muscolo scheletrico, uno degli organi più colpiti nei viaggi di lunga durata nello spazio.

“In assenza di gravità il muscolo scheletrico va incontro ad atrofia, con perdita di massa muscolare e alterazione nella composizione delle miofibre, rappresentando un problema in potenziali viaggi di lunga durata nello spazio – spiega il professor Sorci -. La ISS è un luogo ideale per questo tipo di studi perché, gravitando in orbita terrestre bassa, risente della quasi assenza di gravità, o microgravità. L’attenzione a questi aspetti è legata al fatto che l’attuale obiettivo della NASA è una missione umana su Marte, ma le informazioni che otterremo saranno utili anche per comprendere meglio certe patologie che hanno alla base i meccanismi dell’atrofia muscolare”.

Il progetto MyoGravity, in particolare, ha previsto l’isolamento di cellule staminali adulte (cellule satelliti) da biopsie di muscolo scheletrico di soggetti volontari e dello stesso astronauta italiano, Paolo Nespoli (Astro-Paolo, come è stato ribattezzato), prima della sua partenza a fine luglio per la missione di cinque mesi sulla ISS, fino al prossimo dicembre.

Una parte delle cellule satelliti isolate da Nespoli sono state amplificate e spedite con il lancio SpaceX-12 sulla ISS dove già si trova l’astronauta. Il confronto con le stesse cellule coltivate a terra in condizioni standard o di microgravità simulata (attraverso speciali strumentazioni) permetterà di evidenziare le modificazioni indotte nelle cellule dalla microgravità. Insieme alle cellule umane, sono state inviate sulla ISS cellule muscolari murine iperesprimenti il fattore di crescita IGF-1 per verificare gli effetti protettivi di quest’ultimo nei confronti dell’atrofia muscolare da microgravità.

Un team di ricercatori tutto italiano, composto da Sorci, dalla  Chiappalupi, dalla professoressa Stefania Fulle, coordinatrice del progetto, e dalla dottoressa Ester Sara Di Filippo (entrambe dell’Università di Chieti-Pescara), è appena rientrato dalla missione che li ha visti operare per circa venti giorni all’interno dei laboratori della NASA presso il Kennedy Space Center, dove hanno coltivato le suddette cellule e assemblato le unità sperimentali inviate sulla ISS, e hanno potuto assistere da breve distanza al lancio dello SpaceX-12.

Il progetto MyoGravity si inserisce all’interno della missione VITA-Biomission e coinvolge  altri due gruppi di ricerca italiani: quello del prof. Antonio Musarò (Università Sapienza di Roma) e della professoressa Fernanda Amicarelli (Università de L’Aquila), che si avvale della collaborazione tecnologica di Kayser Italia, azienda leader nel settore aerospaziale, che ha realizzato l’hardware e le speciali unità sperimentali in cui sono coltivate le cellule nella ISS.

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