Cambiare il minimetrò: il decalogo dell'architetto per la riconversione del "brucomela"
L’architetto e urbanista Mauro Monella entra nel merito con un decalogo di punti e di spunti
Viste le diffuse e interessate reazioni circa la sua riflessione sul Minimetrò, l’architetto e urbanista Mauro Monella entra nel merito con un decalogo di punti e di spunti che offriamo alla pubblica discussione.
- Onorare il “genius loci perusinus”: celebrando la Festa del cioccolato lungo il percorso del Minimetro. Far tornare il profumo di cioccolato a Fontivegge, a far capo dai luoghi che ne hanno storicamente vista la nascita e la crescita. Un’avventura culturale e commerciale che potrebbe dipanarsi tra il percorso e le stazioni, con punti vendita, degustazioni, eventi teatrali e musicali, punti di informazione, shopping. Che ne dice il patron di Eurochocolate?
- Come superare i dislivelli? Con tapis roulant, alternati a brevi percorsi pedonali, con funzionamento a fonti energetiche rinnovabili (sistemi incapsulati nella stessa copertura in plexiglas); esistono anche marciapiedi mobili, comodi ed efficienti, e addirittura panchine mobili.
- Per evitare i disagi del maltempo, prevedere percorsi coperti con plexiglas, materiale che non impedisce la vista del contesto storico, paesaggistico e architettonico. Osservazione: per chi decide di farsela tutta a piedi, avendone le risorse fisiche, si tratta di una “palestra a cielo aperto”. Perché spendere denaro per allenarsi in strutture coperte, quando lo si può fare, in modo piacevole ed economico, con quella vista stupenda sulla città?
- Completare il percorso verso Monteluce e l’ospedale con strutture metalliche e camminamenti snelli (sempre tramite tapis roulant). Le spese per l’ulteriore realizzazione sarebbero sostenute mediante i consistenti risparmi (10/12 milioni l’anno) legati alla sospensione del servizio attuale.
- Le stazioni funzionerebbero da luoghi di aggregazione, votate a cultura e divertimento, con ristoranti, spazi espositivi artistici ed eventi musicali (cambiando a rotazione target e prodotti, come avviene in piazza Diaz o lungo i navigli a Milano).
- Il percorso (come all’High Line di New York) sarebbe abbellito con fiori e piante, relativi esercizi commerciali e mostre di florovivaistica (a livello didattico e commerciale).
- Lungo il percorso e nelle stazioni, potrebbe esserci spazio anche per uffici e studi professionali (affittati a canoni convenienti). Consentendo, contestualmente, al Comune di ricavarne un utile.
- Luoghi per street food, sia ordinariamente che in occasioni di fiere e mercati di settore.
- Creare punti d’interesse, luoghi di osservazione del paesaggio, avvistamento e orientamento geografico, attraverso idonee attrezzature e un qualificato servizio di consulenza.
- Circa ventilate “alienazioni” della quota comunale: evitare la vendita a soggetti di tipo parapubblico, caricando il debito sulle future generazioni di figli e nipoti (come è già colpevolmente avvenuto per pensioni baby e altri sprechi).
Conclusione: “Questo, e molto altro, per un eventuale riutilizzo di un sistema che dal punto di vista trasportistico si è rivelato inadeguato e troppo costoso, ma le cui strutture sono convertibili e riutilizzabili in un nuovo contesto e con altre finalità sociali e culturali”.
I singoli punti toccati da Monella, verranno poi ripresi da Perugia Today in successivi interventi.