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Cronaca

Minacce ed estorsione per il riconoscimento del figlio "extraconiugale", ma è solo la preoccupazione di un uomo innamorato

Nella vicenda si inseriscono telefonate, messaggi, incontri per richiedere denaro per il mantenimento del nascituro, un'azione civile per la paternità e un fascicolo perduto

Dalle relazioni sentimentali tra uomo e donna possono nascere dei figli. Quasi certo è che insorgano problemi quando l’uomo e la donna in questione sono legati, nello stesso momento, ad altre persone. Denunce e tentativo di estorsione, seppure possibili, appaiono meno probabili. E di fronte ad una situazione incerta anche la Procura di Perugia ha preferito optare per l’archiviazione delle accuse (logicamente con conseguente opposizione a tale richiesta).

I due protagonisti della vicenda intrattengono una relazione extraconiugale. Dopo qualche tempo lei rimane incinta e a seguito di analisi mediche veniva confermata la paternità dell’amante e non del compagno.

Secondo la querela sporta dal padre biologico del nascituro, assistito dall’avvocato Angelo Lonero, i due uomini si sentivano per telefono e si incontravano di persona per districare la questione. In denuncia si legge che il compagno tradito avrebbe fatto pressioni sull’altro affinché “si assumesse le proprie responsabilità” e nei giorni successivi riceveva “una notevole quantità di messaggi sibillini, palesemente allusivi e gravemente intimidatori”.

Messaggi in cui si diceva “sappi che io non ho niente da perdere, bensì non credo che i tuoi genitori sappiano ancora, così come i vicini, il quartiere”; altri ricordavano che “con tua moglie non sei sceso nei particolari del racconto (se vuoi porto un esempio)” con l’avvertimento “a meno che non ritieni di far inasprire sin da subito la situazione, ti consiglio di rispondere”.

Secondo il querelante tali affermazioni configurerebbero delle minacce, sfruttando il fatto che non avesse ancora informato la compagna e i genitori dell’avvenuto.

I messaggi erano giunti ancora, uno in particolare diceva: “Vogliamo fare qualcosa per questo bimbo? Io sono pronto (almeno ci provo) anche ad insabbiare tutto … tu però devi fare la tua parte, con questo intendo dire che devi indennizzare sin da subito le spese per mantenerlo … per essere più precisi non parlo di 200 euro al mese … la creatura è innocente, ma io senza il tuo supporto non lo riconosco”. Secondo l’uomo gli veniva proposto di “dichiarare falsamente lo stato civile del nascituro in cambio di soldi”.

Da questi messaggi e colloqui, quindi, scaturiva una denuncia per minacce. La Procura di Perugia, però, archiviava in quanto non riteneva sussistente il reato di minacce, ma solo il tentativo da parte dell’indagato “preoccupato … probabilmente innamorato della propria compagna che non intende perdere la propria situazione familiare e si rende disponibile a riconoscere come proprio (l’altrui) figlio”.

Nel mezzo si sviluppa una curiosa vicenda inerente il fascicolo che scompare dalla Procura, costringendo gli impiegati a ricostituirlo, di incontri casuali in cui l’indagato, non sapendo ancora di esserlo almeno sulla carta, si rivolge all’altro dicendo che con la querela “aveva fatto un buco nell’acqua … Io ti distruggo”. Nella vicenda si inserisce anche un’azione civile per il riconoscimento della paternità, ma successiva ai messaggi e alla telefonate.

Nell’opposizione alla richiesta di archiviazione, quindi, si chiede di disporre nuove indagini, acquisire i tabulati telefonici per verificare l’invio dei messaggi, sentire la persona offesa sui fatti e disporre indagini per accertare eventuali legami dell’indagato con personale della Procura, alla luce delle notizie riservate di cui era in possesso.

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