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Cronaca

Giornata del Malato, il cardinale Bassetti lancia un appello: "È il tempo di aiutare l'Umbria: servono medici. La politica sia unita"

"Comprendiamo le difficoltà in mezzo alle quali operano i medici e i loro collaboratori; molti stanno pagando con l’infezione e la quarantena, taluni addirittura con la vita, la fedeltà al proprio dovere"

Nel giorno in cui la Chiesa celebra la Giornata Mondiale del Malato, l’11 febbraio (in ricordo della prima apparizione mariana di Lourdes), il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti ha inviato una lettera messaggio alla Comunità diocesana, annunciando che quest’anno la messa per operatori sanitari nella chiesa parrocchiale di Santa Lucia del capoluogo umbro «è stata rinviata a motivo dell’epidemia. Il cardinale però desidera comunque raggiungere malati, medici, religiosi, assistenti e volontari con questa breve lettera. 

Ecco in sintesi il messaggio agli umbri. 

Impotenti dinanzi a un nemico così subdolo. «In ognuno di noi c’è paura e sgomento; ci sentiamo impotenti dinanzi a un nemico così subdolo, imprevedibile e mutevole come il virus Covid-19. L’Ospedale di Santa Maria della Misericordia è occupato al massimo delle sue capacità. Centinaia sono i ricoverati, decine dei quali in terapia intensiva. E ogni giorno tanti sono i morti. Medici e operatori sanitari sono messi duramente alla prova. Essi vengono chiamati anche ad uno sforzo supplementare di assistenza, dal momento che l’Ospedale è chiuso alle visite di parenti, badanti e volontari».

Un punto di riferimento e di speranza. «L’infezione da Sars-Cov-2 non è soltanto una malattia – evidenzia Bassetti –. È un morbo che precipita la persona in uno stato di totale debolezza e di solitudine. Penso soprattutto agli anziani, che sentono in maniera più acuta l’isolamento e la precarietà. L’opera dei medici in questo caso non è soltanto quella di curare, assicurando terapie appropriate, ma anche quella di segnare una presenza, un punto di riferimento e di speranza».

La burocrazia non freni lo slancio di generosità. «È al mondo della sanità che guardiamo con ammirazione e trepidazione – scrive il cardinale –. Comprendiamo le difficoltà in mezzo alle quali operano i medici e i loro collaboratori; molti stanno pagando con l’infezione e la quarantena, taluni addirittura con la vita, la fedeltà al proprio dovere. E le forze sembrano venir meno. Mi unisco, dunque, alla voce di quanti invocano l’aiuto dei medici di altre regioni italiane, che al presente sono meno oppresse dalla diffusione del virus. La burocrazia non freni lo slancio di generosità. Riconoscenti verso quanti si spendono ogni giorno per salvare la vita a tanti fratelli e sorelle, dobbiamo riscoprire il senso profondo della solidarietà. Non è questo il tempo delle polemiche e delle divisioni. Anche il mondo della politica è chiamato a ritrovarsi unito nel far fronte all’emergenza epocale».

Vicino alla comunità islamica. «In questi giorni mi sento vicino anche alla comunità islamica di Perugia, che soffre a motivo delle gravi condizioni di salute del suo Imam, Dott. Abdel Qader Mohamad, anche lui contagiato dal virus. Grato per la vicinanza che mi fu dimostrata al tempo del mio ricovero, prego l’Onnipotente perché doni pronta guarigione all’Imam e tanta consolazione ai familiari e a tutta la sua comunità».

Mai disperare. «Carissimi, in questo periodo, quasi ad accompagnare i tempi che stiamo vivendo, la Liturgia della Parola ci ha fatto meditare anche sul Libro di Giobbe, una figura biblica, che nel mondo è conosciuta più per la pazienza nelle sciagure che per la fede. Invece proprio la fede, il costante dialogo con un Dio di cui non dubita mai, lo porta a proiettarsi oltre i drammi dell’esistenza e poi, di fatto, a guarire e tornare a una vita perfino migliore della precedente. In Giobbe, ad una lettura più attenta, anche quello che può sembrare inevitabile pessimismo della condizione umana non sfocia mai in disperazione. Giobbe, al di là del tempo della prova, sa intravedere un orizzonte nuovo, perché nel dolore ha scoperto il volto del Signore: «Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto» (42,5). Sovente è proprio nella sofferenza che compare l’immagine di Dio; compare sul volto dei malati, sul volto dei medici e degli infermieri, su quello del sacerdote o dei volontari che fanno assistenza».

Sosteniamo l’opera dei sanitari con la preghiera. «La preghiera ci aiuta a scoprire questo Volto, che illumina e sorregge ogni esistenza. Sosteniamo l’opera dei sanitari con la nostra preghiera. Chiedo a tutti i sacerdoti dell’Arcidiocesi di pregare durante le celebrazioni di domenica prossima 14 febbraio, per tutti i malati e gli operatori sanitari e perché finisca presto questo flagello. Il Signore Dio ascolti le nostre suppliche! Intercedano per noi la Madonna delle Grazie, i Santi Patroni, la Beata Colomba, che nella peste del 1494 tanto si prodigò per assistere i malati. Vi saluto con affetto – conclude il cardinale – e vi benedico con cuore di padre!».

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