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Mazzette all'ospedale, l'ex primario si difende davanti al pm: "In quella busta non c'erano soldi"

Tre ore davanti al pm per chiarire la sua posizione. Si difende dalle accuse l’ex primario di Chirurgia Pediatrica dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia, Antonino Appignani, finito nella bufera il luglio scorso

Tre ore davanti al pm per chiarire la sua posizione. Si difende dalle accuse l’ex primario di Chirurgia Pediatrica dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia, Antonino Appignani, finito nella bufera il luglio scorso dopo la denuncia del ricercatore Alfredo Garzi a cui avrebbe chiesto - è questa la contestazione mossa dalla procura - 12mila euro in cambio del rinnovo di una convezione.  

Secondo le indagini, l'ex direttore di Chirurgia Pediatrica, Antonino Appignani, avrebbe costretto Garzi, professore aggregato dell'Università di Salerno, a consegnargli la somma di 12mila euro per acconsentire alla sua collaborazione con l'Università di Perugia. Ma la procura contesta anche un'altra dazione di 3mila euro, risalente al 19 maggio scorso in cambio del rinnovo della convenzione in corso con l'Università.

Accuse queste, fronteggiate dalla difesa di Appignani, che ha offerto al pubblico ministero Mario Formisano – titolare del fascicolo d’inchiesta – una propria ricostruzione, rispondendo a tutte le domande della procura e contestando quelli che sono gli addebiti, oltre ad indicare gli elementi di approfondimento da ricostruire: come la dazione di denaro, che secondo la difesa, non ci sarebbe mai stata.

Nel corso dell’interrogatorio - chiesto dal collegio difensivo (rappresentato dagli avvocati Mattia Maso, Ettore Grenci e Pietro Gigliotti) il professore ha spiegato di non aver mai instaurato un rapporto di costrizione con il collaboratore.  Inoltre ha spiegato al pm che la “famosa”busta oggetto della corruzione che la difesa contesta, non avrebbe contenuto soldi, ma documenti. Qualche mese fa l’avviso di conclusione indagini era stato notificato anche al vice Mirko Bertozzi, e al segretario Gianclaudio Pellico. Per loro l'ipotesi di reato è di corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio.

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