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Cronaca

Caso Marra, Sonia rispose al telefono anche dopo la sua scomparsa? Il dubbio in aula

Umberto Bindella ha sempre rigettato ogni accusa, professandosi innocente, ma il suo alibi per l'Accusa non ha mai retto. Adesso spuntano fuori quelle telefonate

Di lei non si hanno più notizie dal 16 novembre del 2006. Il suo corpo non è mai stato ritrovato. Sonia Marra, studentessa pugliese venuta a studiare a Perugia, sembra essersi dileguata nel nulla. Una lunga indagine, portata avanti dalla Procura di Perugia convinta che la giovane sia stata uccisa da Umberto Bindella che successivamente ne ha occultato il cadavere. Oggi, 27 febbraio, si è tornati nuovamente in aula. La difesa, rappresentata dagli avvocati Silvia Egidi e Daniela Paccoi, ha voluto per l'ennesima volta prendere in mano i tabulati telefonici. 

A salire sul tavolo dei testimoni il tecnico che ha effettuato le analisi delle chiamate in entrata e in uscita dei cellulari della vittima e dell’imputato. Un lungo intervento, durante il quale, è emerso che il cellulare di Sonia ha continuato a squillare anche dopo la sua scomparsa. Giorni e giorni in cui il telefonino sarebbe rimasto accesso. La domanda sorge spontanea? Chi si sarebbe adoperato a ricaricare la batteria del cellulare. Una domanda che rimane senza risposta.

Ci sono poi quelle telefonate, alle quali sembrerebbe che la giovane abbia risposto, nonostante ormai scomparsa da giorni. Una in particolare arrivata all’utenza di Sonia sarebbe durata ben 52 secondi. Un tempo troppo lungo, secondo il tecnico, per trattarsi di un messaggio lasciato in segreteria. Altro punto interrogativo sono quelle tre chiamate partite il 30 novembre una dietro l’altra. L’utenza che raggiunge il telefono di Sonia è quella di Giacomo Marra. “Sembra strano che abbia lasciato tre messaggi in segreteria”, afferma sempre il tecnico in aula. 

Umberto Bindella ha sempre rigettato ogni accusa, professandosi innocente, ma il suo alibi per l’Accusa non ha mai retto. Il giovane ha sempre affermato di aver passato il pomeriggio con i genitori e poi di essersi recato alla lezione d’inglese. Infine di aver passato la sera del 16, giorno della scomparsa di Sonia, in compagnia dell’amico. Una versione alla quale il pm Giuseppe Petrazzini non ha mai creduto. Rimane di fatto che nessuno riesce a rispondere alla domanda: “Chi ha tenuto accesso il cellulare della ragazza?”.

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