Picchia lei e il figlio, poi la costringe a "elemosinare" in giro e le ruba casa

Si è seduto. Non ha fatto un cenno. Ha guardato moglie e figlio senza salutare loro e ha ascoltato in solenne silenzio le testimonianze di amici e conoscenti che, incalzati dalle domande del giudice D’Andria, hanno descritto le atrocità che ha dovuto subire in anni e anni di matrimonio la donna.

I racconti si susseguono uno dopo l’altro e tutti hanno un’unica e identica trama: “La picchiava, non le dava i soldi neanche per il minimo necessario”. A salire sul banco dei testimoni, non solo gli amici della coppia, ma anche vicini di casa e studenti che all’epoca dei fatti, vivevano nello stesso palazzo. Uno in particolare avrebbe raccontato di un episodio ben preciso in cui l’uomo avrebbe “picchiato violentemente madre e figlio, procurando loro visibili ecchimosi sul viso”.

Un’altra donna avrebbe, invece, asserito in aula “di essere stata costretta a prestare soldi alla donna, perché il marito non provvedeva a darle un solo centesimo”. Ogni singolo euro finiva, infatti, nel conto dell’uomo, compreso lo stipendio di lei che “si sudava quotidianamente – specifica sempre la donna – in una lavanderia del centro storico”. Lei costretta ad andare a lavorare con quei chiari segni di violenza. Lei costretta a vendere la casa di famiglia, ereditata dopo la morte di una zia, ed a versare l’intera somma sempre nel conto corrente di lui che ha detto dei conoscenti della coppia “non era in grado di gestire i soldi della famiglia”.

L’uomo, difeso dall’avvocato Innamorati del Foro di Perugia, ha avuto la premura di presentarsi in aula. Adesso dovrà rispondere di maltrattamenti in famiglia, ma la sentenza più dura è forse già arrivata: quello di un figlio che non lo guarda neanche più negli occhi.