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Cronaca

Addio alla più amata e apprezzata poetessa umbra Patrizia Cavalli. Il ricordo di Antonio Carlo Ponti: un diario di amori e dolori

Patrizia Cavalli, era una grandissima poetessa. Se ne è andata a 75 anni  in quella Roma che dai vent'anni era diventata la sua casa. Ma la verra terra d'origine è in Umbria, a Todi, dove è nata nel 1947.  Aveva esordio nel 1974 con 'Le mie poesie non cambieranno il mondo', pubblicato da Einaudi, editore di quasi tutti i suoi libri, cui sono seguiti nell'81 è 'Il cielo' e 'L'io singolare proprio mio' del 1992, riuniti in 'Poesie (1974-1992). Nel 2020 era entrata nella cinquina del Premio Campiello con 'Passi giapponesi' (Einaudi. Supercoralli), la sua prima raccolta di prose con potenti immagini e stati d'animo. La sua ultima raccolta di poesie pubblicata da Einaudi è Vita meravigliosa (Einaudi) uscita nel 2020. E' considerata insieme a Penna la massima rappresentante della poesia in Umbria. Abbiamo chiesto al nostro Antonio Carlo Ponti di scrivere un ricordo su questa straordinaria donna, poetessa. Buona lettura. 

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di Antonio Carlo Ponti

La sentii al telefono nella primavera 1975, mentre preparavo i “Poeti Umbri” (Umbria Editrice) che usciranno a novembre grazie a Gastone Chellini della Tipografia Guerra. Patrizia, con Einaudi Editore, permise la pubblicazione di alcune poesie, dieci, tratte da “Le mie poesie non cambieranno il mondo”, 1974, una raccolta shock, ardita e secca, prosciugata alla Sandro Penna, e Patrizia non è un caso è dopo di lui la più pura voce lirica d’Umbra del Novecento, e fra le maggiori d’Italia. «Qualcuno mi ha detto / che certo le mie poesie / non cambieranno il mondo. / Io rispondo che certo sì / le mie poesie / non cambieranno il mondo».

«Eternità e morte insieme mi minacciano: / nessuna delle due conosco, / nessuna delle due conoscerò». E invece, cara Patrizia, la tua morte data nel solstizio d’estate, e l’eternità è segnata dalla notizia nei telegiornali, come un evento doloroso ma doveroso da ricordare. In seguito sono seguite altre raccolte di poesie, a conferma dell’alta tua vibratile liricità, fatta non di gola spiegata ma intimista, da contabile, un dare e avere, un diario di amori e dolori, amori diversi e dolori uguali.

Quindi, lasciando per un attimo i versi stringati e sferzanti, sovente autolesionisti, passasti alla prosa, calma, esitante e profonda, fatta di brividi e di
emozioni, di distese fantasie e di minute realtà. Una prosa solenne e nel contempo umile, con la forza della semplicità difficile. Un racconto compiuto con cautela, quasi danzante, appunto “con passi giapponesi” che è il titolo del supremo volume. Eri nata a Todi il 17 aprile 1947 e sei vissuta tutta la vita a Roma, sodale e sorella di Elsa Morante, che ti riempì d’amicizia incamminandoti nella gloria luminosa e precaria della poesia.

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