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Cronaca

Il mostro di Foligno esce dal carcere. Il padre di una delle vittime: "L'ho perdonato"

A distanza di 21 anni dall'ultimo delitto il mostro di Foligno esce dal carcere. Luigi Chiatti uccise Simone Allegretti (4 anni) e Lorenzo Paolucci (13 anni)

Era il 4 ottobre del 1992. Il corpo di Simone Allegretti, bambino di soli 4 anni, venne ritrovato senza vita. Sul piccolo i segni di una violenza sessuale. Ben presto nella tranquilla città di Foligno si iniziò a respirare aria di terrore. Si susseguirono mesi di assoluta isteria. Quello che venne subito ribattezzato dalle cronache locali come “ mostro di Foligno” iniziò a lasciare strani foglietti per la città. Messaggi senza calligrafia ma che portavano con sé tutta la follia di un uomo senza scrupoli.

Passano 10 mesi esatti. Arriviamo al 3 agosto del 1993. Marcella Sebastiano chiama allarmata la polizia: “Mio nipote è scomparso”. Iniziano le ricerche, le stesse alle quali partecipa un giovane geometra di nome Luigi Chiatti. Lorenzo Paolucci di soli 13 anni viene ritrovato morto. Il cerchio si stringe. Basta una perquisizione in casa Chiatti per scoprire l'identità del mostro di Foligno. Ad avere spezzato e seviziato le due piccole anime è Luigi Chiatti: figlio adottivo del medico Chiatti. Ha soli 23 anni, ma nel corpo una ferocia che non trova spiegazione se non in una vita di sevizie e repressioni.

A distanza di 21 anni dall'ultimo delitto il mostro ha terminato di scontare la sua pena. Luigi Chiatti sarà, infatti, trasferito in un ospedale psichiatrico o Rems per almeno tre anni, così come deciso dalla Corte d'Appello di Perugia. Al momento il luogo del trasferimento viene mantenuto sotto il più stretto riserbo.

C'è chi di quella tragedia porterà per sempre i segni. Si tratta di Luciano Paolucci, padre della seconda vittima: “L’ho perdonato perché subì delle violenze dopo essere stato abbandonato in orfanotrofio dalla madre. Ricordo però che nel processo chiese di non essere lasciato libero o avrebbe ucciso ancora. Per questo non perdonerei chi lo dovesse liberare e non perdonerei più Chiatti se accettasse di tornare libero”.

Inquietanti, o meglio allarmanti, le lettere che l'assassino mandò al compagno di cella. Unico fatto accertato è che il mostro ha sempre confermato il suo istinto omicida, “non avendo alcun pentimento per quello che ha commesso” come confermato dal tribunale di sorveglianza di Firenze. Persone molte vicine alla famiglia del serial killer confermano comunque che i genitori adottivi del serial killer non lo hanno abbandonato dopo la drammatica vicenda. 

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