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Cronaca

IL RICORDO | Addio, Lucia. Con la Bosè, artista a tutto tondo, scompare una fedele amica della Vetusta

Una donna che lodava Perugia e la sua gente, parlando con semplicità un italiano perfetto

Addio, Lucia. Con la Bosè, artista a tutto tondo, scompare una fedele amica della Vetusta. L’ha strappata alla vita il diabolico coronavirus in ospedale, a Segovia. lo scorso 23 marzo. La sua presenza a Perugia aveva ormai una scansione biennale. Era una tradizione amorosamente coltivata: la mostra di manufatti d’arte presso il negozio Buonumori di corso Vannucci. Dove l’attrice internazionale veniva, con encomiabile umiltà, ad esporre i suoi piatti nel ben negozio dell’amico Nando Placidi, sempre ospitale.

Anche l’anno scorso aveva portato le sue ceramiche, decorate con decoupage di figure liberty, spesso effigi di attrici del cinema, dalla Garbo a Marilyn: in bianco e nero. Oggetti di livello artistico modesto, ma di grande effetto. Ricordo con piacere le chiacchiere davanti a un caffè, ai tavolini del corso del ristorante Regina, col profumiere Bottini sulla porta del negozio ad ammirarla. Lei, con l’eterna sigaretta fra le dita, i capelli blu… un po’ per sfida e un po’ per quell’irriverenza che costituiva una sua decisa nota caratteriale.

Una donna che lodava Perugia e la sua gente, parlando con semplicità un italiano perfetto. A raccontarci di film difficili, quelli che amava di più, talvolta mal riusciti e mai usciti. Non a parlare di Fellini, Visconti e Antonioni, di Emmer e Maselli, di Rosi, Faenza, Ozpetek, di Risi o della Cavani. Né di Bolognini, o degli amici Picasso ed Hemingway. Ma a raccontare di un giovane regista squattrinato col quale era arrivata fin sulle Ande, in regime di autarchia, quasi… da fame. Ma erano queste le avventure che ormai prediligeva. Mentre Fabio Melelli (con lei in una mia foto esclusiva) annotava scrupolosamente, nella sua mente enciclopedica di cinefilo (conferenziere a doppia area di Broca), aneddoti e nomi, a futura memoria.

Una donna affermata a livello mondiale, rimanendo la ragazza semplice che lavorava da Galli, pasticceria milanese dalle frequentazioni vip. Dove la notarono Giorgio De Lullo e Luchino Visconti, che la raccomandò a Michelangelo Antonioni per “Cronaca di un amore”. Il suo massimo orgoglio – ce lo accennò con entusiasmo – consisteva nella realizzazione del primo museo al mondo dedicato agli angeli, nella cittadina di Turégano, vicino Segovia. Il museo, accoglie rappresentazioni di angeli, con tante opere di artisti da tutto il mondo. E forse, quando se n’è andata, uno di queste creature stava accanto al suo letto, come quegli angeli, indecisi fra sacralità e umanità, che punteggiano il cielo sopra Berlino, secondo Wenders, o percorrono i versi di Rilke. Di Perugia e dei perugini – ci disse l’estate scorsa Lucia – amava il modo di porsi rispetto alla storia. E a noi parve un complimento… non da poco.

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