Perugia, lite e accuse (false) tra chef: condanna confermata in appello
L'episodio dopo il voto per il rinnovo delle cariche dell'associazione dei ristoratori nel 2015
Da vittima a imputato e di nuovo a vittima di aggressione con lesioni permanenti alla vista.
È quanto accaduto a un ristoratore che dopo 8 anni incassa la conferma della condanna del rivale giudiziario per una lite nata nel mondo dei ristoratori per il voto nel rinnovo delle cariche dell’associazione di categoria.
Il tutto nasce nel 2015, quando i ristoratori sono chiamati al voto. La posizione del presidente storico è messa in discussione da un giovane cuoco calabrese che contesta il bilancio e le deleghe per il voto.
Il presidente vince ugualmente, ma per pacificare gli animi nomina revisore dei conti un socio che faceva riferimento alla cordata sfidante. Pochi giorni dopo ottiene un appuntamento con il presidente, nel suo locale che funge anche da sede dell’associazione. È proprio da questo incontro che nasceranno querele e denunce, un processo davanti al giudice di pace e uno davanti al giudice del Tribunale penale, con tre cambi di magistrato giudicante e prima due richieste di archiviazione.
Secondo quanto appurato in aula dopo 40 minuti, stanco di attendere il ristoratore bussa, apre la porta e saluta, ma viene aggredito dal presidente (deceduto nel corso del procedimento) con due pugni. Lui non reagisce e se ne va. Poco dopo, però, si reca al Pronto soccorso perché non vede bene.
Dagli accertamenti in ospedale e poi da uno specialista riporta una perdita della vista di 3/10 dall’occhio sinistro. Scatta la denuncia al Posto fisso di Polizia del Santa Maria della Misericordia, anche se con alcuni ritardi, e parte l’indagine.
Il presidente dell’associazione, venuto a conoscenza della denuncia, propone subito la radiazione del ristoratore dall’associazione e poi fa una contro querela, affermando di essere stato aggredito, indicando come testimone una persona che non era presente all’appuntamento. La querela è per percosse, ingiurie, minacce ed estorsione, perché il ristoratore aggredito avrebbe messo delle condizioni per ritirare la querela.
Il ristoratore aggredito, difeso dall’avvocato Arturo Bonsignore, finisce davanti al giudice di pace sulla base della denuncia del presidente dell’associazione. Nel 2019 il presidente dell’associazione muore e i parenti rimettono la querela, così il ristoratore aggredito chiude la sua posizione con la giustizia in qualità di imputato.
Il fascicolo nato dalla sua querela, invece, dopo due richieste di archiviazione e tre magistrati, finisce sul tavolo del giudice Giangamboni, con condanna a 2 mesi e al pagamento di spese processuali e legali del testimone indicato per favoreggiamento con le dichiarazioni sull’aggressione nell’ufficio del presidente dell’associazione.
Adesso è arrivata la conferma in appello.