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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Leucemie, perfezionato a Perugia il trapianto con cellule staminali: ora si può guarire

Grande passo in avanti conseguito dal Centro di Perugia consente di eradicare tutte queste leucemia nella grande maggioranza dei pazienti senza aumentare il rischio di malattia da trapianto contro l'ospite

La cellula staminale "buona e sana" del donatore azione il proprio sistema immunitario ed uccide la cellula malata presente nel corpo del paziente. E' questa la teoria che si sta portando avanti in campo medico da anni per combattere le leucemie. Ma ci sono molte varianti pericolose per il malato che ha ottenuto un trapianto di cellule staminali da un donatore. Il sistema può attaccare anche i tessuti normali e sani del paziente e può attaccarli causando la cosiddetta malattia da trapianto contro l’ospite, spesso letale. 

Questi rischi sono tanto più elevati quanto maggiore è la differenza genetica tra donatore e ricevente (incompatibilità). Ma il professore Andrea Velardi e il luminare Brunangelo Falini hanno perfezionato con successo trapianti da donatori familiari incompatibili attraverso l’infusione della cosiddetta mega dose di cellule staminali. Ma non finisce qui: il Centro di Perugia ha scoperto che una componente del sistema immunitario del donatore (le cosiddette cellule Natural Killer) è in grado di attaccare selettivamente la leucemia senza attaccare i tessuti normali del  paziente. 

Tuttavia tale riconoscimento è possibile in particolari condizioni di incompatibilità che si osservano in circa la metà dei trapianti. Inoltre tale sistema è efficace solo in un gruppo di leucemie, le cosi dette leucemie mieloidi, ma non nelle leucemie acute di origine linfoide. L’attuale grande passo in avanti conseguito dal Centro di Perugia consente di eradicare tutte queste leucemia nella grande maggioranza dei pazienti senza aumentare il rischio di malattia da trapianto contro l’ospite. I dati ottenuti in più di 50 trapianti mostrano una bassissima incidenza di recidiva. 

Questi risultati sono di gran lunga superiori a quanto attualmente ottenibile dagli altri centri trapianto nel mondo che, indipendentemente dalla compatibilità del donatore, sono gravati da almeno il 30% di recidive leucemiche. Questi risultati sono stati resi possibili dall’aggiunta al trapianto di una particolare forma di immunoterpia antileucemica. L’infusione di cellule immuni del donatore, i cosiddetti linfociti T convenzionali (che hanno capacità anti-leucemica, ma causano malattia da trapianto  contro l’ospite), viene preceduta dall’infusione di un’altra popolazione di cellule immuni del donatore, i cosiddetti linfociti T regolatori.

I linfociti T regolatori impediscono che i linfociti T convenzionali attacchino i tessuti del paziente e, pertanto, proteggono il paziente dalla malattia da trapianto contro l’ospite. Ma tale azione regolatoria non si esercita nel midollo osseo. Qui i linfociti T convenzionali sono lasciati liberi di scaricare tutta la loro efficacia antileucemica e prevenire così le ricadute leucemiche. 

Al contempo la possibilità di infondere cellule immuni senza causare malattia del trapianto contro l’ospite sta riducendo la mortalità infettiva dei pazienti, contribuendo così ad elevare ulteriormente il numero di pazienti leucemici curati con successo dal trapianto.Tali risultati sono stati resi possibili grazie al continuo sostegno del Comitato per la Vita Daniele Chianelli durante tutti i suoi 25 anni di attività, al sostegno dell’Azienda Ospedaliera di Perugia e dall’Università degli Studi di Perugia, oltre che da altre Istituzioni di Ricerca Nazionali ed Internazionali.

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