rotate-mobile
Cronaca

La Lettera del Papa agli umbri: "Facciamo come il Poverello: spogliamoci del dio-denaro e dell'egoismo"

Una lettera di Papa Francesco per Pasqua inviata al Vescovo di Assisi sulla nascita del Santuario della Spogliazione dove Francesco rinunciò al mondo per abbracciare i più umili. La lettera di Papa Francesco profonda, emozionante e che fa riflettere in questo giorno di Pasqua...

Lo stesso episodio, nella Basilica Superiore di San Francesco, è ricordato da un affresco di Giotto, che sottolinea lo slancio mistico del giovane ormai proiettato verso il Padre celeste, mentre il vescovo lo copre col suo mantello, ad esprimere l’abbraccio materno della Chiesa. Venendo a visitare la Sala della Spogliazione, ti chiesi di farmi incontrare soprattutto una rappresentanza di poveri. In quella Sala così eloquente essi erano testimonianza della scandalosa realtà di un mondo ancora tanto segnato dal divario tra lo sterminato numero di indigenti, spesso privi dello stretto necessario, e la minuscola porzione di possidenti che detengono la massima parte della ricchezza e pretendono di determinare i destini dell’umanità. 

Purtroppo, a duemila anni dall’annuncio del vangelo e dopo otto secoli dalla testimonianza di Francesco, siamo di fronte a un fenomeno di “inequità globale” e di “economia che uccide” (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 52-60). Proprio il giorno precedente il mio arrivo ad Assisi, nelle acque di Lampedusa, si era consumata una grande strage di migranti. Parlando,
nel luogo della “spogliazione”, anche con la commozione determinata da quell’evento luttuoso, sentivo tutta la verità di ciò che aveva testimoniato il giovane Francesco: solo quando si avvicinò ai più poveri, al suo tempo rappresentati soprattutto dai malati di lebbra, esercitando verso di loro la misericordia, sperimentò «dolcezza di animo e di corpo» (Testamento, FF 110).

Il nuovo Santuario assisano nasce come profezia di una società più giusta e solidale, mentre ricorda alla Chiesa il suo dovere di vivere, sulle orme di Francesco, spogliandosi della mondanità e rivestendosi dei valori del Vangelo. Ribadisco quanto dissi nella Sala della Spogliazione: «Tutti siamo chiamati ad essere poveri, a spogliarci di noi stessi; e per questo dobbiamo imparare a stare con i poveri, condividere con chi è privo del necessario, toccare la carne di Cristo! Il cristiano non è uno che si riempie la bocca coi poveri, no! E’ uno che li incontra, che li guarda negli occhi, che li tocca».

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La Lettera del Papa agli umbri: "Facciamo come il Poverello: spogliamoci del dio-denaro e dell'egoismo"

PerugiaToday è in caricamento