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Cronaca

Inchiesta sanità - Le false accuse per "bastonare" la primaria ribelle di Pediatria

Dalle intercettazioni emerge un quadro "ritorsivo" perché la professoressa Esposito non faceva quanto richiestole

La richiesta di misura cautelare “si occupa anche di ipotesi di abuso di ufficio che sono poste in essere nell’ambito della contrapposizione interna all’azienda ospedaliera tra la dirigenza amministrativa e il primario del reparto di pediatria, Susanna Esposito”.

Mentre l’indagine scaturita dalle denunce della professoressa Esposito, dalle intercettazioni emergerebbero le strategie poste in essere dalla dirigenza, in particolare da Duca, Valorosi e Pacchiarini per controbattere alle accuse della Esposito. 

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L’origine del contrasto sarebbe nelle presenza del professor Orlacchio, associato di genetica medica, nel reparto di pediatria, nonostante le sue competenze non avessero nulla a che fare con quel reparto. Con tanto di esposto anonimo per verificare l’ipotesi di truffa allo Stato, in quanto il medico prendeva lo stipendio senza svolgere attività in reparto. 

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Il medico aveva spiegato che si trattava di un’assegnazione temporanea, ma che nonostante le sue innumerevoli richieste di trasferimento, con danno professionale per lui stesso, erano rimaste inevase da parte della dirigenza dell’Azienda ospedaliera.

Secondo l’Azienda ospedaliera era compito del primario trovare qualcosa da fare al medico e che comunque le valutazioni erano positive.

Il primario, la professoressa Esposito, aveva segnalato il problema alla dirigenza in più occasioni, ottenendo la promessa che avrebbero risolto tutto. E visto che la situazione non si modificava, la Esposito non valutava l’attività del medico in reparto.

Secondo gli investigatori a questo punto la commissione disciplinare apriva un procedimento contro il primario, contestando la cattiva gestione del medico in reparto, l’utilizzo scorretto del badge e attività extramoenia in giorni non consentiti. Con conseguente provvedimento di sospensione per quattro mesi e multa di 350 euro.

Nelle intercettazioni emergerebbe che tutto quanto sarebbe stato architettato per dare alla professoressa Esposito “una bastonata di quelle forti che si fa male” attraverso il controllo dei “tabulati orari … fatti mandare i tabulati orari dell’ultimo anno e mezzo”, concordando che le “eventuali contestazioni disciplinari che potrebbero fondarsi sulla mancata corretta timbratura del cartellino” sarebbe una “violazione comune a tutti i primari”.

Secondo i pubblici ministeri i dirigenti “avrebbero aperto il procedimento disciplinare con finalità meramente ritorsiva e piegando la funzione amministrativa per scopi del tutto estranei all’interesse pubblico”.

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