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Cronaca

I grandi perugini, giovane eroe morto a 17 anni: Perugia gli dedica una "stanza della memoria"

La lapide marmorea a Mario Grecchi oggi tutti possono vederla da vicino, fotografarla, riflettere sulla vicenda. Una stanza della memoria che fa onore alla città e alla sua storia

Non è vero che Perugia abbia condannato alla damnatio memoriae la bella figura del partigiano Mario Grecchi. È anzi il caso di ricordare che la città gli ha dedicato una “Stanza della memoria” – gratuitamente accessibile a tutti – che gli rende dignità e onore.  Una riflessione sulla storia del personaggio e sulle vicende relative alla collocazione della lapide, già nell’ex Policlinico di Monteluce, e attualmente nel nuovo Santa Maria della Misericordia.

Tutto cominciò con una lettera, firmata congiuntamente da Agostino Lucaroni (presidente dell’antica “Società di Mutuo Soccorso fra gli artisti e gli operai di Perugia”), da Francesco Innamorati (per l’Associazione nazionale partigiani d’Italia “Perugia Bonfigli”) e da Gabriella Parodi (per l’Associazione mazziniana di Perugia). Missiva con cui i rappresentanti di queste associazioni invitavano gli amministratori a farsi carico della sistemazione della lapide, conservata al vecchio Policlinico e, dopo la demolizione, custodita presso il provveditorato della Asl (e non andata dispersa, come erroneamente si sosteneva da parte di molti).

La proposta valutava la possibilità di ricollocarla nella mostra sulla storia dell’ospedale, organizzata all’ingresso del Santa Maria della Misericordia. Esponendo anche la toccante lettera alla mamma e ai familiari, scritta probabilmente proprio in quella stanzetta d’ospedale, nelle sue ultime ore di vita (testo, peraltro, pubblicato tra le “Lettere dei condannati a morte della Resistenza”).

La storia è nota, nella sua crudeltà. Il ragazzo, appena diciassettenne, era al comando di una banda partigiana, operante nella zona dei monti di Bettona, Deruta, Collemaggio. Fu ferito a morte dai tedeschi, con 12 pallottole, nel corso di un’operazione militare, e tenuto in vita con trasfusioni di sangue, al solo scopo di eseguirne la fucilazione, avvenuta al poligono di tiro del Borgo XX Giugno, il 17 marzo 1944. Mario Grecchi è stato insignito della  medaglia d’oro al valor militare. La lapide di marmo serba memoria di questo episodio e della presenza di Mario Grecchi in quella stanza d’ospedale monteluciana.

La pietra, apposta a Monteluce a un anno di distanza dall’evento, porta l’iscrizione: “In questa piccola stanza d’ospedale, Mario Grecchi, patriota diciassettenne, trascorse le ultime ore della sua vita, prima di cadere sotto il piombo tedesco cui un’infame condanna lo trasse, ancor avvolto di bende e già stremato di forze per le ferite riportate in aperto combattimento. Nel primo anniversario del sacrificio perché eterna  duri  nel tempo memoria del giovanetto eroe. 13 marzo 1945”.

In un vano laterale della piazza interna, intitolata a Raffaello Silvestrini, nel nuovo Santa Maria, a destra dell’entrata, s’incrocia così la storia di ieri e dell’altroieri scritta sulla pietra. L’“altroieri” è costituito dalla lastra puteale (in pietra rosa, XIII secolo) col trigramma DME (Domus Misericordiae), un tempo murata sull’antico edificio degli orfani e delle balie, posto davanti all’ospedale di via Oberdan, antica via della Pesceria.

Da lì era stata portata al primo chiostro della cattedrale e rimossa nel 1984, per essere consegnata all’azienda ospedaliera. Ora quella pietra sta a segnare il filo di continuità che lega un’istituzione perugina del medioevo con una del terzo millennio.  Più recente è la storia raccontata dalla lapide marmorea a Mario Grecchi. Oggi tutti possono vederla da vicino, fotografarla, riflettere sulla vicenda.  Una stanza della memoria che fa onore alla città e alla sua storia. Al di là di sterili polemiche.

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