Ladro incastrato dalle impronte digitali sulla merce rubata: condannato
In Cassazione arriva la sentenza definitiva: "Le impronte sulle scatole valgono più del mancato riconoscimento della vittima del furto"
Lascia l’impronta di un dito sulla merce rubata e viene condannato a 2 anni e mezzo di reclusione.
Condanna definitiva per un 63enne di origini campane per il delitto di furto aggravato commesso il 6 maggio del 2015). Nel ricorso per Cassazione l’imputato lamentava il “difetto di prova, adducendosi a sostegno il suo mancato riconoscimento da parte della persona offesa e la mancata dimostrazione della proprietà in capo al ricorrente della scatola sulla quale erano state rivenute le sue impronte dattiloscopiche”.
Per i giudici di Cassazione le lamentele “sono generiche” in quanto “il risultato delle indagini dattiloscopiche offre piena garanzia di attendibilità e può costituire fonte di prova senza elementi sussidiari di conferma”, cioè il mancato riconoscimento del derubato, “anche nel caso in cui sia relativo all'impronta di un solo dito, purché evidenzi almeno sedici o diciassette punti caratteristici uguali per forma e posizione, in quanto fornisce la certezza che la persona con riguardo alla quale detta verifica è effettuata si è trovata sul luogo in cui è stato commesso il reato”.
Le impronte dell'imputato, in questo caso, erano state trovate “proprio su una delle scatole contenenti beni oggetto della denuncia di furto”. Oltre alla conferma della condanna i giudici di Cassazione hanno aggiunto il pagamento delle spese processuali e il versamento di 3mila euro a favore della Cassa delle ammende.