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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

LA STORIA Marco Saioni: "Quando Perugia venne colpita dalla "spagnola": tra contagi e scuole riaperte"

Lo studio redatto da Marco Saioni volto a delineare curiose analogie tra le misure assunte un secolo fa a Perugia per contenere l’epidemia nota come “spagnola” e quelle attuali

Pubblichiamo lo studio redatto da Marco Saioni volto a delineare curiose analogie tra le misure assunte un secolo fa a Perugia per contenere l’epidemia nota come “spagnola” e quelle attuali. Le fonti, peraltro piuttosto rare, attengono a resoconti tratti dalla stampa locale tra il dicembre 1918 e gennaio 1919. Buona Lettura.

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di Marco Saioni

La pandemia influenzale, nota come febbre spagnola, che dilagò nel 1918, fu responsabile, come noto, di milioni di vittime. Raramente, tuttavia, le cronache locali, in virtù della censura operante in tempo di guerra, restituiscono testimonianze accurate al riguardo. Con la fine del conflitto è invece possibile riscontare qualche notizia in grado di delineare un clima non troppo dissimile da quello odierno. Giusto un secolo fa, istituzioni e cittadini, non sempre in linea con le misure adottate per contenere il contagio, oscillavano fra timori e desiderio di normalità.

Verso la fine del 1918 si inizia a percepire l’attenuarsi di un clima imposto dalle restizioni, tanto da indurre il Provveditorato di Perugia a fissare per il 5 di dicembre la riapertura delle scuole. Si confidava sul fatto che l’epidemia fosse in declino, valutazione tuttavia non condivisa dai genitori degli alunni. La stampa locale ospita infatti lettere di cittadini fortemente preoccupati per il “gravissimo pericolo alla salute dei propri figli…ma la febbre spagnola, per la sua virulenza, per l’alta percentuale di mortalità, per il suo contagio diretto e immediato, è cessato del tutto in città e nelle campagne? “

Domande che sembrano legittime, a volte sostenute con dati di fatto come l’episodi o occorso al Seminario di Perugia. Convinti del cessato pericolo i superiori decisero infatti di riprendere le lezioni “ma dopo tre o quattro giorni ben 25 giovani si ammalarono d’influenza e disgraziatamente due di essi morirono.” Frattanto anche l’Ufficio Sanitario del Comune invitava alla prudenza in virtù di qualche persistente focolaio “che può causare recrudescenza qualora non si continui nell’adozione rigorosa dei provvedimenti” come del resto già avvenuto in altre città peraltro in forma estesa, si precisa. E sì “perché con il ritorno alla tranquillità vengono man mano a cessare tutte le necessarie prescrizioni igieniche.”

A sostegno di tali argomentazioni si ricorre all’autorevole parere del professor Silvestrini, che raccomanda di evitare assembramenti, in particolare disertando ” teatri, cinematografi, chiese ed altri luoghi di pubblico convegno”. Assenti i riscontri sulla fase 2.

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