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Cronaca

SCHEGGE di Antonio Carlo Ponti | Il mondo? Una, cento, mille citazioni per descriverlo

Un manipolo – niente a che vedere con l’aula sorda e grigia – di lettori mi dice che abuso in citazioni, e non hanno del tutto torto, ma il fatto è che mi vengono su dalla pancia o calano dalla memoria oda una lettura fresca di giornata, e poi mi piacciono da matti, c’aggia fa’. Io credo che il mondo sia un immenso libro, o una sconfinata biblioteca, come pensavano Stéphane Mallarmé, Jorge Luis Borges, Umberto Eco. Se non è così, pazienza, l’ho creduto in buona fede.

Un’altra cosa che non mi dispiace affatto sono i detti in latino, materiale che bisogna però maneggiare con cura, come la nitroglicerina nel film di Henri-Georges Clouzot “Vite vendute” (1953) con Yves Montand e Folco Lulli che ne guidano un intero camion in taniche. Non mi meraviglio degli spericolati che perfino in Parlamento si cimentano in amenità come “lex sed dura lex” anziché “dura lex sed lex“ o ”donatio memoriae“ o “ab urbe condìta”, ma certo dal sommo (ha vinto due volte su Berlusconi) Romano Prodi non me l’aspettavo quel ”cives romanus non sum” detto con un po’ di sicumera emiliana. ”Civis, civis” lo ha corretto, pensa un po’ te, Ezio Greggio.

Comunque, chi volesse trarre sano divertimento dovrebbe leggere o sfogliare “Siamo tutti latinisti” (1986) di Cesare Marchi, 11 € di autentica goduria. Ultimamente mi sono conciliato ma appena di un’oncia con Beppe Grillo che ha incitato la banda sba(n)data dei suoi prodi grillini in cui ognuno suona a braccio su spartiti spariti, citando, sublime!, la conclusiva ‘proposizione 7’ del “Tractatus logico-philosophicus” (1921) di Ludwig Wittgenstein (Vienna 1889-Cambridge 1951), un caposaldo del pensiero del Novecento: “Su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere – Wovon man nicht sprechen kann, darüber muss man schweigen”. Forte non è vero? Tipo strano questo pensatore: di ricchissima famiglia ebraica che si mette a fare il maestro elementare in un paesino di montagna, il giardiniere in un convento, ingegnere senza laurea, architetto dal gusto raffinato, che rinuncia all’avere per l’essere, generoso in denaro coi poeti spiantati come Rainer Maria Rilke e Georg Trakl, ufficiale di artiglieria fatto prigioniero in Italia e internato vicino Trento (andò peggio al fratello Paul, pianista, cui fuamputata la mano destra – Maurice Ravel scrisse per lui la sonata per mano sinistra). 

A Cambridge frena i suoi inquieti vagabondaggi e trova un po’ di quiete, e qui tratta alla pari con Bertrand Russell e altri cervelloni in logica e in matematica, è stimato come un genio, è scorbutico e solitario: un giorno va in ospedale a trovare una collega ammalata e le domanda come si senta e lei, imprudente, risponde: come un cane sotto un’auto e Ludwig alzando la voce: che ne sai tu di come si senta un cane finito sotto una macchina? Infatti «il mondo è tutto ciò che accade», questo traggo dalla seconda edizione Einaudi 1964 del “Tractatus” (82 pagine che ne valgono 3.000), per la cura di Amedeo G. Conte (emerito filosofo del diritto: 1938-2019):
niente niente parente di Antonio allenatore o di Giuseppi ex premier? Ma sì, non mi vergogno di dire che questa scheggia in particolare è un elogio del sapere alla spicciolata, a palla lunga e pedalare, candido e assolutamente non nocivo, un mix di lezioncina empatica e di simpatica captatio benevolentiae (eterno ritorno del  latino), senza stancare con pistolotti indigesti farciti di rimandi e di rinvii, le famigerate note a piè pagina che spesso sono più pingui del testo base e che, lo dico, piacevano tanto a Nerina. Che delitto togliere il latino dalle scuole medie diceva. 

Il latino, lingua d’Europa per secoli e secoli diceva. Ora per concludere cito, come non farlo? questo aneddoto che tolgo dal libro aureo di Cesare Marchi: “Heri dicebamus” – ieri dicevamo, così cominciò Luigi Einaudi il suo articolo dopo vent’anni di silenzio impostogli dal fascismo a collaborare al “Corriere della Sera”. Un “ieri” che può essere lungo vent’anni, come dire che riprendeva il discorso nel punto dove era stato interrotto. «Come se nulla nel frattempo fosse successo.
Elegante finzione retorica, per sottintendere che di cose, ahimè, ne erano accadute anche troppe». Oh gran bontà de’ cavallieri antiqui!

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