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Cronaca

Maxi evasione dell'Iva e frode del carburante: 38 indagati tra imprenditori e società

Maxi frode nel carburante ed evasione. Chiuse le indagini per l’imprenditore umbro Mauro Olivi e altri 38 tra persone e società, finite sotto la lente d’ingrandimento della procura e che nei mesi scorsi aveva portato all’arresto di 13 indagati

Frode nel commercio del carburante ed evasione. Chiuse le indagini per l’imprenditore umbro Mauro Olivi e altri 38 tra persone e società, finite sotto la lente d’ingrandimento della procura e che nei mesi scorsi aveva portato all’arresto di 13 indagati di cui otto in carcere e cinque ai domiciliari. Una vasta operazione quella portata avanti dalle Fiamme Gialle in collaborazione con gli uffici Doganali e che ha riguardato decine di perquisizioni e l'esecuzione di 13 misure cautelari per gli indagati residenti in Lombardia, Marche, Lazio, Campania, Puglia, Sicilia e Svizzera, partita da un semplice controllo fiscale.

E proprio attraverso la ricostruzione della movimentazione fiscale, del "pacchetto clienti" (linfa vitale per le società) e dei rapporti commerciali che l'imprenditore umbro intratteneva, che la polizia giudiziaria è arrivata a ricostruire il giro d'affari , fino a risalire ai vertici di due distinte organizzazioni criminali (di cui una operante a livello internazionale) nel settore della commercializzazione dei carburanti.

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Nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, ci sono 23 persone residenti in varie parti d’Italia e ben 15 società: le accuse vanno, a vario titolo, dall’associazione per delinquere finalizzata ai reati fiscali fino alle emissioni di fatture o documenti per operazioni inesistenti. In particolare è stato ricostruito come le frodi sarebbero state attuate “mediante l’interposizione di società di comodo negli acquisti compiuti da fornitori comunitari e fornitori residenti ai quali sarebbero state rilasciate “false dichiarazioni d’intento in modo da approvvigionarsi in regime di esenzione Iva di ingentissimi quantitativi di carburante”.

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Lo stesso carburante sarebbe stato poi ceduto dalle società cartiera ai destinatari finali rilanciando fatture per operazioni inesistenti. Una complessa attività quella scoperta dagli inquirenti, fatta di prestanomi, società cartiera e “capi e promotori”  che avrebbero prima promosso la costituzione di società di comodo e poi intrattenuto contatti con i fornitori comunitari di carburante e con gli acquirenti a prezzi fuori mercato.

L’imprenditore umbro– avrebbe, in qualità di partecipe, messo a disposizione dell’organizzazione la società commerciale da lui amministrata. Quest’ultima sarebbe stata  il “tramite” attraverso il quale il sodalizio avrebbe immesso in Umbria il carburante in commercio a prezzi fuori mercato, concordando con i vertici del sodalizio la fatturazione del carburante delle società cartiere. 

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