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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

INVIATO CITTADINO Visita al cantiere di restauro degli ex locali Talmone di Maestà delle Volte. Parla la restauratrice Carla Mancini

Scoperte interessanti come il cunicolo che mette in comunicazione il negozio Niba di Maestà delle Volte con la ex Talmone

Sopralluogo curioso al cantiere di restauro dell’ex Talmone. Abbiamo parlato con la restauratrice Carla Mancini. Emergono scoperte, rivelazioni inedite, trasformazioni architettoniche e testimonianze di cultura materiale. Per esempio, il muro di fronte [ne abbiano accennato: Dalla fucina di Vulcano alla Talmone… al Negozio Niba. Storia e preistoria di quei locali di via delle Volte (perugiatoday.it)] che utilizza conci etruschi di recupero e ne sposta le coordinate topologiche. Con la parte superiore di chiaro impianto medievale. Carla Mancini sta operando con scrupolo e professionalità encomiabili. Conserva reperti e stuccature, opera simulazioni di malte per risalire ai materiali originari d’età medievale.

D’altro canto si fanno scoperte interessanti come il cunicolo che – a un’altezza di qualche metro – mette in comunicazione il negozio Niba di Maestà delle Volte, del civico 6, dirimpetto al vescovado, col retrobottega e col negozio ex Talmone, posto a un dislivello di oltre tre metri. Si trattava di una porticina murata. Il restauro l’ha riaperta, svelando anche i gradini inglobati nella muratura. A destra in basso si disvela la porticina di accesso a un cunicolo che adduce in via Ritorta e zona Cantinone. Difatti il muro originario arrivava fin là, ben sotto l’attuale livello stradale. Questa è la convinzione dell’architetto Fabio Palombaro, autore di uno studio in materia.

Perugia, la riqualificazione dei locali ex Talamone

All’interno si fanno osservare rimaneggiamenti e superfetazioni accumulatesi nei secoli. All’esterno – cosa sfuggita ai più – in corrispondenza dell’ingresso ai locali, Palombaro ci fa notare una bifora incorporata nella tessitura muraria dell’ex seminario, che corrisponde agli ex appartamenti dei canonici. Misteri e scoperte che Palombaro porta alla luce nel suo studio (non ancora presentato, edito da Francesco Tozzuolo) “L'Acropoli di Perugia. Architettura nel Medio Evo verso il rinnovo della sua Cattedrale”, ricco di spunti e documentazione iconografica. Ricordo che già Mario Roncetti, allora prefetto dell’Augusta, in un grande convegno sulla cattedrale (1988, atti pubblicati nel 1992) parlava di fonti dirette che ammontano a oltre trecento riferimenti. Fonti che sono state in parte pubblicate e che possono costituire fertile terreno di studio.

“Purtroppo – ricorda Palombaro – le lacune documentali sono riconducibili all’incendio del 1535 e ad altri del 1315 e del 1329. Si trattò di eventi di natura dolosa. S’intendeva far scomparire una documentazione compromettente per alcuni. Furono proprio degli emissari, delinquenti comuni, a porre in atto l’insano gesto”. Carla Mancini ha mente fervida, pronta ad accogliere i suggerimenti degli studiosi. Ma ha anche orecchie disposte ad ascoltare la voce delle pietre che raccontano e si raccontano. Lo si vede dalla cura con cui spazzola e rispetta quelle fonti che poi tanto mute non sono. Rispetto che la spinge a conservare gelosamente una documentazione fotografica dello “status ante quem”. Oltre ad attrezzi e materiali ferrosi facenti capo alla presenza del fabbro Bisello. Tra essi un ago specialissimo che potrebbe addirittura risalire ad epoche remote.

Il rispetto per i luoghi e le testimonianze la spinge fino a non toccare una chiave appesa a un chiodo rugginoso, a oltre due metri di altezza. È circondata da un nastrino rosso ed ha presumibilmente ruolo apotropaico. Ossia è un simbolo ritenuto efficace contro la jella. Il tutto in clima di accorta operosità che procede con attenzione e rigore.

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