rotate-mobile
Cronaca

INVIATO CITTADINO Si stacca una campana dalla chiesetta di San Matteo in Campo d’Orto

Si stacca una campana dalla chiesetta di San Matteo in Campo d’Orto. Il supporto ligneo, tarlato e infradiciato dalla pioggia, non regge e si strappa dal campaniletto a vela, proveniente dalla chiesa di Santa Maria degli Aratri. Così la campana rimane, in equilibrio precario, alla base del campanile, rischiando di finire sul tetto sfondandolo. Bisognerà che i Vigili del Fuoco la raggiungano con la scala telescopica per scongiurare l’ulteriore caduta, mettendo in sicurezza il tetto e recuperando l’antico manufatto. È quella di destra, una campana abituata al dialogo con quella più nota e dal suono armonioso detta Viola, la campana maggiore di San Francesco al Prato, la cui voce viene cantata dal poeta perugino Claudio Spinelli che abitava a pochi metri di distanza, in via dell’Arco. E ne percepiva distintamente il suono: “Ta tutti ’n pòl piacé, e me sta bene, / ’sta lingua perugina ’n po’ scontrosa. / Per me è come l’acqua de le vene: / niscost’ e viva, schiett’e generosa. / Ha ’na dolcezza, ’na malinconia / Come la Viola’n vèr’ l’Avemmaria”.

Chiesetta di San Matteo in Campo d’Orto: campana caduta...

C’era una volta la chiesa di piazza degli Aratri (l’attuale Piazza Cavallotti) dedicata alla Madonna. Dopo le trasformazioni urbanistiche alle quali fu soggetta la piazza, e la laicizzazione dell’edificio, quell’elegante campanile fu traslato e posto in cima alla chiesetta adiacente al terreno coltivato ad orto dei frati di San Francesco al Prato. Era l’anno 1876. Da qui il nome di San Matteo in Campo d’Orto. Accanto alla chiesa fu anche la sede dell’Accademia Chirurgico-Anatomica, dove prendevano lezioni gli studenti di medicina (che dovevano pur apprendere i rudimenti dell’anatomia) e quelli dell’Accademia di Belle Arti fin dal Cinquecento maturo, per conoscere e poter rappresentare adeguatamente il corpo umano.

Perché è anche detta Chiesetta dei Barbieri. Durante il Medioevo (a far capo dal Quattrocento) fu Cappella della Corporazione dei Barbieri (tonsorum) che la utilizzavano per le loro riunioni. Facendo la storia della barbieria perugina (quando scrissi la bio del princeps tonsorum Alberto Bottini) scoprii che il legame fra barbieri e Accademia chirurgica (non solo a Perugia, ma anche altrove) è legata all’antica consuetudine (fin da Roma antica) per la quale i barbieri erano anche
cavadenti, autori di salassi e piccoli interventi chirurgici, grazie alla loro confidenza con forbici e rasoi. È per questo che i vecchi perugini chiamano San Matteo in Campo d’Orto col nomignolo di Chiesetta dei Barbieri. Si consideri, inoltre, che la collaborazione dei barbieri, rispetto al lavoro di sezione dei chirurghi, consisteva anche nel lavoro di pulizia al termine della lezione. In questa chiesetta furono conferite anche le sepolture dei nobiluomini spostate da San Francesco al
Prato.

La proprietà passò successivamente allo Studium Perusinum e da qui divenne poi, negli anni successivi, competenza dell’Adisu. Tanto che il complesso fu sede della Casa dello Studente, poi della Studentessa e infine Collegio Misto. Successivamente fu anche foresteria. Da qualche anno il complesso è in restauro, ma i lavori sono fermi da un po’. Il poeta e scrittore calabrese perugino Francesco Curto, che fu anche direttore della struttura, mi ricorda che – d’intesa con monsignor Elio Bromuri – da quella chiesetta fu portato in salvo il   famoso crocifisso Adisu di cui ci siamo più volte interessati [Esclusiva- Una preziosa opera del 400 perugino sarà salvata e restaurata (perugiatoday.it); Nella sala del Governo cittadino tornerà il Crocifisso. 

Ma sia anche simbolo della nostra arte: la proposta di un'opera del '400 (perugiatoday.it); Quel Crocifisso "fantasma" della sala del consiglio comunale (perugiatoday.it); La Cappella dell’Università attende il prezioso crocifisso ligneo del Quattrocento (perugiatoday.it)]. Per un periodo la chiesa fu infatti negletta e usata come deposito di materiali, in un caos indescrivibile. Vi erano ammassati materiali vari, carri funebri. E ci fu chi cercò di salvare il salvabile. Ora che fare? Recuperare l’antica campana (prima che sfondi il tetto), metterla in sicurezza, adoperarsi per ricollocarla al proprio posto. Questo chiede il rispetto per la storia cittadina. Questo chiede, e pretende, chi ama Perugia.
 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

INVIATO CITTADINO Si stacca una campana dalla chiesetta di San Matteo in Campo d’Orto

PerugiaToday è in caricamento