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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Imprenditore affiliato alla camorra intasca 17mila euro di ristori per Covid: scoperto dalla Guardia di finanza

Il giudice per le indagini preliminari dispone il sequestro ai fini della confisca di denaro, azioni e quote societarie per l'ammontare della truffa. L'uomo nella domanda non aveva riportato di essere destinatario di un'interdittiva antimafia

Incassa migliaia di euro in contributi e a fondo perduto e “ristori” per le chiusure imposte dal Covid, ma non ne aveva diritto perché segnalato dall’autorità antimafia ed escluso dalle liste delle aziende “pulite”. La Guardia di finanza ha stanato un imprenditore e truffatore, accusato di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, e adesso è scattato anche il sequestro preventivo di denaro, quote societarie e investimenti sul mercato azionario.

I finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Perugia hanno eseguito un sequestro preventivo nei confronti di un imprenditore, di origine campane, operante nel settore edile, dopo una serie di controlli di imprenditori e lavoratori autonomi, titolari di partita IVA, che hanno beneficiato dei fondi previsti dai vari decreti Ristori per fronteggiare le chiusure imposta dal Covid-19. I finanzieri hanno verificato la presenza dei requisiti richiesti per l’accesso alle provvidenze a fondo perduto e nel corso delle attività ispettive, è emersa la posizione della società dell’indagato, con sede legale ed operativa fino al dicembre del 2019, in provincia di Perugia, poi spostata a Caserta. Ad aprile l’imprenditore aveva ottenuto il pagamento di un contributo a fondo perduto per un importo pari a 17.838 euro. Secondo gli accertamenti, però, non avrebbe potuto accedere al beneficio economico, in quanto già destinataria di provvedimento interdittivo antimafia, emesso dalla Prefettura di Perugia, nel maggio del 2017, sulla base degli elementi informativi, acquisiti dai finanzieri del GICO e dal Gruppo provinciale interforze, circa la contiguità dell’unico socio nonché amministratore della società ad ambienti della criminalità organizzata riconducibili, in particolare, al clan camorristico dei casalesi.

Un contiguità che vieta all’imprenditore di avere rapporti contrattuali con le pubbliche amministrazioni, anche per quanto riguarda contributi, finanziamenti, mutui agevolati ed altre erogazioni dello stesso tipo, comunque denominate, concessi dallo Stato o da altri enti pubblici, per lo svolgimento di attività imprenditoriali, per il tempo di durata degli effetti dell’interdittiva.

L’imprenditore era riuscito ad aggirare l’interdittiva inviando, tramite il portale dell’Agenzia dell’Entrate, l’istanza per la concessione del contributo previsto omettendo le informazioni dovute e realizzando un illecito profitto. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Perugia ha disposto il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca diretta, della somma indebitamente percepita rinvenibile sui conti correnti o depositi intestati alla società e, in caso di mancato o parziale rinvenimento di liquidità, il sequestro preventivo “per equivalente” della somma giacente sui conti dell’indagato o altrimenti investita.


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